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Gli Sdraiati, uno sguardo verso gli adolescenti

DI ALESSANDRA CORA'

Gli Sdraiati è l’ultimo film della regista Francesca Archibugi, tratto dall’omonimo libro di Michele Serra, che lessi qualche anno fa attratta dall’argomento, perché madre di un adolescente con cui avevo una relazione impegnativa. Il libro stesso, attraverso le parole, mi aveva portato nel quadro che vivevo con mio figlio, facendomi sentire compresa, come a dire: “mal comune mezzo gaudio.” Ero allora ben lontana dalle conoscenze e dalle consapevolezze che ho ora e a posteriori percepisco che avevo compreso solo parzialmente le pagine di quella storia, poiché ero inserita dentro a schemi che non mi permettevano di andare oltre.

Il film è stato un bel punto di riflessione, soprattutto uno specchio molto reale di ciò che ho vissuto con l’adolescenza di mio figlio e adesso che riesco a vedere con altri occhi mi sono resa conto di quanto poco mi sono messa nei sui panni. La storia raccontata nel film ha saputo cogliere gli atteggiamenti e le situazioni che penso si vivano in tante famiglie. Quello che porta ad osservarsi non è solo il riconoscersi nelle interazioni e nei modi di fare dei ragazzi protagonisti del film, che possono essere i figli di tutti noi, ma nelle difficoltà di essere genitori.

Il ruolo che assumiamo quando arriva un figlio in casa ci trasforma e, sembra impossibile, ci dimentichiamo in un battito di ciglia gli adolescenti che siamo stati e ci trasformiamo in assillanti protettori dell’ordine rigoroso, del t”i sto alle calcagna” e “ti marco stretto così mi sento tranquillo”, perdendo di vista le nostre e le loro emozioni.

Non è facile parlare di emozioni e lasciare che esse fluiscano libere nei discorsi, chissà per quale strano motivo ci vergogniamo di mostrare i nostri veri sentimenti ai ragazzi, quasi questi ci sminuissero ai loro occhi; Il prezzo di una tale attitudine è che ci allontanano da ciò che siamo veramente. Gli adolescenti parlano poco, per frasi fatte di un linguaggio tutto loro, vivono in simbiosi con il gruppo di amici e tante volte siamo ai loro occhi proprio scontati nei comportamenti. Vederlo attraverso il film mi ha fatto sorridere e anche pensare, perché mentre si vivono le situazioni della vita ordinaria non ci si rende conto di quanto banali rischiamo di diventare, perdendo di vista la parte essenziale: il dialogo, il mettersi sullo stesso piano, per entrare in relazione con loro, per entrare nel loro sentire, per entrare in empatia.

Troveremo una relazione empatica con i nostri figli se smettiamo la maschera del “devi fare come dico io perché ne ho l’esperienza” e lasciamo con occhio vigile, ma distaccato, che imparino, che sperimentino, tenendoci aperti ad un confronto evolutivo, cuore a cuore, attraverso quelle emozioni che non riusciamo ad esprimere. Penso che lasciando cadere dei ruoli stereotipati riusciremo a comunicare e a sperimentare dei nuovi legami che non ci rendano scontati, ma interessanti ai loro occhi e punti di riferimento con cui relazionarsi a più livelli; allora sarà più facile non continuare a brontolare per le scarpe lasciate in giro o l’asciugamano mai piegato e spesso a terra, in fondo forse quelle piccole ribellioni non avrebbero più senso di esistere. Il punto è che noi adulti facciamo fatica a spostarci dai nostri schemi per avvicinarci ai loro, tuttavia manca una conoscenza di base che possa permettere questo cambio di prospettiva, come pure l'uso di un appropriato linguaggio emozionale, comunque penso che essere veri e leggeri permetta di sperimentare cose nuove, arricchenti e unificanti. È importante ricordare che nei ragazzi sono insiti tutti quei valori profondi che sono collegati ad un bisogno di cambiamento per vivere in un mondo migliore e molte volte uccidiamo a priori i loro sogni solo perché noi stessi non siamo più capaci di sognare.

Condividiamo con i nostri figli i sogni che portiamo dentro, e se non li abbiamo i possiamo raccontare i nostri disagi; così facendo, ci accorgeremo di quanto sostegno ne potremo ricavare, magari con un po’ di sana spensieratezza e un po' di “musica rock”… ci sarebbe allora molto da condividere.