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Ce ne ricorderemo di questo Pianeta*

DI PAOLA DE PAOLIS FOGLIETTA

Già mille anni circa prima di Cristo i babilonesi conoscevano i principali pianeti del nostro sistema solare.
Filolao, che era un pitagorico vissuto intorno al 300 a.C. già sosteneva una specie di eliocentrismo, che cioè i pianeti (sole compreso), ruotassero intorno a un fuoco centrale e in base ai calcoli pitagorici aveva intuito, o inventato, i movimenti del sistema solare.

Avevano visto questi pianeti e poi avevano fatto dei calcoli, oppure avevano fatto dei calcoli e poi li hanno visti. Sinceramente non so come sia andata. Forse hanno fatto dei calcoli in base a una filosofia e separatamente hanno guardato anche i pianeti. Il metodo scientifico era un affare del futuro.
Hanno visto i pianeti del sistema solare ad occhio nudo, senza cannocchiali questo è certo. Fino a Saturno.
La conoscenza del sistema solare, compreso Saturno, è durata fino la seconda metà del XVIII secolo. Infatti solo nel 1781 l’astronomo William Herschel dichiarò l’esistenza di quello che fino ad allora era stato considerato una stella: Urano.
Poi venne la volta del pianeta Nettuno nel 1846 e poi Plutone negli anni trenta del XX secolo.
Non so voi, ma la storia della scoperta dei pianeti mi ha sempre affascinato enormemente. Ciò che non mi riesco a spiegare è perché in epoche remotissime gli uomini abbiano visto i pianeti fino a Saturno e poi solo molto tardi gli altri tre. Sicuramente giocava il fatto che i mezzi tecnologici di osservazione sono migliorati nel tempo. Sicuramente, inoltre, in passato non c’era il problema dell’inquinamento luminoso. Oggi con i satelliti artificiali ne conosciamo moltissimi in più. Però vi dirò che quei tre pianeti (Urano, Nettuno e Plutone) possono essere visibili ad occhio nudo con una sapiente osservazione e in condizioni metereologiche ottimali. Forse erano già stati individuati, ma scambiati per qualcos’altro.
Tolomeo che era un grande astronomo oltre che astrologo (a quei tempi non c’era distinzione), sosteneva che se si riesce a vedere un pianeta o una stella, si entra in contatto con quel luminare e con le sue qualità energetiche.
Quindi dobbiamo dedurre che quei pianeti sono stati visti quando eravamo pronti per riconoscerli, in base alla consapevolezza e alla conoscenza a cui il periodo storico era approdato. Non è un caso che il rivoluzionario Urano sia stato visto quando l’umanità era scossa, in vari luoghi geografici nel mondo, dal vento della libertà e dei diritti umani. Il sognante Nettuno nel periodo definito del romanticismo, animato da forti ideali spirituali e patriottici e il mefistofelico Plutone quando stavano germinando i sintomi del totalitarismo e del potere.
Possiamo dire anche noi cosa succede, quando alcune realtà inattese dormienti nel profondo, improvvisamente salgono a galla. Riusciamo finalmente a vedere dei nuovi pianeti, cioè dei nuovi mondi. Forse non veramente nuovi, ci sono sempre stati, come quei pianeti nel cielo, ma noi finalmente ne abbiamo preso coscienza e forse ora sappiamo cosa farne di tale energia.
Non c’è niente di veramente nuovo, piuttosto è la nostra consapevolezza che ci apre a nuove esperienze, ci fa superare i limiti e là dove pensiamo ci sia il capolinea del Finis Terrae, si apre invece un altro universo da scoprire.
Purtroppo per quando razionalmente possiamo sapere queste cose, siamo costretti a farne esperienza per capirle fino in fondo e la moneta di scambio per un’esperienza inestimabile di questo tipo è la vita. L’ascolto e l’osservazione interiori ci rendono più ricettivi e più capaci di entrare in realtà diverse da quelle ritenute “ordinarie” e questo vale anche per la scoperta dei nostri “pianeti” interiori. Occorre quindi sviluppare le capacità del counselor, per diventare conoscitori di altri universi che sono dentro ogni persona, e ciò può avvenire dopo aver “visto” e amato più realtà diverse, innanzitutto dentro di noi.

* Auguste de Villers de L’isle-Adam