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Racconto d’estate

DI PAOLA DE PAOLIS FOGLIETTA

Io e Caterina siamo due mondi diversi.
Anche fisicamente: lei è bionda con i capelli lisci, fisico solido, spalle larghe occhi azzurri come i miei. Io mora riccia, spalle strette. Lei viso rotondo con le guance paffute, io zigomi alti e più spigoloso. Lei con un forte senso di giustizia, ordinata e abile ad organizzare. Io caotica, creativa e disordinata. Lei sempre solare e ottimista , io pessimista e irritabile. Anche lei irritabile, molto.

Assomiglia a suo padre, da me ha preso solo il modo di parlare supersonico per poter zippare un discorso lunghissimo in 5 secondi. E litighiamo. Ogni cosa io dica, lei lo fraintende, ho il tono sbagliato. Me ne accorgo, ma prima ancora di iniziare, già ho detto la frase con quel tono polemico. Lei quasi 19 anni, io 44. Lei per parlare mi apostrofa, io rispondo in modo vago ed elusivo, che la fa arrabbiare. Lei non si sente presa sul serio, io non mi sento rispettata.
A volte mi domando ma com’è possibile arrivare sempre in questi punti critici? Perché quando è gentile non mi sembra sincera e perché quando lo sono io, lei si irrita? Ovviamente mi analizzo e cerco di utilizzare gli strumenti che il counseling mi insegna. Eppure è così difficile con un familiare stretto. E soprattutto, come bucare quell’intercapedine di lontananza e diffidenza che sta tra di noi?
Quando è nata mia figlia io ero letteralmente innamorata di lei e ancora oggi apprezzo le sue qualità, così diverse dalle mie, eppure a volte sempre impossibile comunicare a fondo, anche quando cerco di essere sincera e di parlare in modo autentico. È l’autenticità che paga in un rapporto. Probabilmente ci sono cose che non accetto di me stessa e che vedo in lei.
Ma oggi la svolta.
Ho avuto un’idea.
Non ci ho pensato molto, la cosa è andata così, molto spontaneamente.
Eravamo sedute sul divano, lei fittamente concentrata al cellulare. Le dico: “Cate, ti racconto com’è andata tra di noi”.
Lei non mi degna nemmeno di uno sguardo. Io le dico: “no, devi ascoltarmi, è una storia vera, mi sono ricordata com’è andata tra di noi!”
Lei mi guarda con un ciglio alzato, come a dire: “ma fai sul serio?”
“Allora” – proseguo - “sai cosa ci succede a noi prima di nascere… ti ricordi che ti dicevo.. noi arriviamo da chissà quale galassia nello spazio e decidiamo di scendere nel Pianeta, per varie ragioni. Quando lo decidiamo, siamo ancora esseri dis-incarnati, e in quello stato abbiamo le migliori intenzioni e sappiamo cosa è veramente giusto per noi. La nostra coscienza condizionata, ma altamente cosciente, con alto discernimento, sa che abbiamo debiti da pagare, abbiamo crediti da formare, abbiamo da finire del lavoro incompiuto della vita precedente. Tutto quell’irrisolto della nostra vita, i desideri inespressi, le prove che non siamo stati capaci di affrontare, i talenti non fatti fruttare, ecco , tutta quella roba lì ci aspetta per essere risolta nella vita successiva, quindi scegliamo quale famiglia ci farà nascere, ci educherà, che tipo di personalità indosseremmo ecc… e gli obbiettivi profondi da perseguire nella vita.”
“Poi, cosa vuoi, in quanto coscienza condizionata ad “alto discernimento” abbiamo un sacco di buone intenzioni, ma: comincia a indossare un certo tipo di condizionamento famigliare, si incarna sotto certe stelle del proprio tema natale, ha la sua personalità, la sua mente , il suo corpo, l’educazione, le esperienze, in mezzo a tutta questa baraonda è difficilissimo sentire la voce della coscienza/anima che ti guida verso la tua missione… nel corso della vita sei talmente presa a capirci qualcosa e a farla funzionare, perché è come se fosse un gioco a punti e non hai troppo tempo per riflettere sui massimi sistemi: devi lavorare, dimostrare a te stesso e al mondo che vali, vuoi anche stare bene – che proprio non ci pensi del motivo per cui sei sulla Terra. E le versioni delle religioni non ti interessano più. A volte deve succederti qualcosa di grave per farti questa domanda seriamente.” E continuo rivolgendomi a lei: “Caterina anche noi ci siamo dimenticate cosa dovevamo fare… ma ti ricordi per caso che prima di scendere qui giù , ci siamo messe d’accordo? Ti ricordi? Ti ricordi che – in quanto coscienze disincarnate- ci siamo dette, bene , allora, chi fa la madre chi fa la figlia? E io ti ho detto, questa volta faccio io la madre, ok? Perché sicuramente la volta prima l’hai fatta tu con me, io ne ho ancora ricordi vividi.. e ci siamo dette che per perfezionare il nostro rapporto tu dovevi avere quel carattere terribile e io dovevo avere questo carattere terribile che combinato assieme esplode? Ebbene eccoci qua. Cerchiamo di andare oltre, non facciamoci fregare ancora.”
Lei che all’inizio mi ascoltava appena, poi ha mi rivolto completamente la sua attenzione e alla fine del racconto mi ha abbracciato e io mi sono quasi commossa. E poi ha cambiato atteggiamento nei miei confronti in senso positivo, per tutta la giornata. Ci siamo parlate gentilmente e ci siamo ascoltate facendo attenzione a quello che dicevamo e sono caduti tutti i muri di rabbia e di aggressività che ci separano di solito.
E’ una storia strampalata? Sono un’imbrogliona? Certe volte si devono raccontare delle storie con gli strumenti che si hanno per esprimere emozioni molto profonde, intuizioni inesprimibili e sfuggenti. Inoltre, quando si tiene a qualcosa a tutti i costi, si devono giocare tutte le carte e quando racconto questa storia, sento dentro di me che tutto si riallinea e questo mi fa pensare che sia proprio vera.
La reazione di mia figlia ha dato una specie di conferma del nostro patto antico. O forse ha fatto finta di crederci per potermi dare un abbraccio al di fuori della maschera che siamo “costrette” a portare.
Comunque oggi è andata così. Domani dobbiamo ricominciare, c’è il nostro lavoro da fare.