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Critico interiore: prodotto o servizio?

DANIELA GIRONI

Caro critico interiore,
come stai? Come ti senti dopo gli ultimi avvenimenti?
Durante l'ultimo seminario di formazione avanzata in counseling lo sai che abbiamo parlato di te? Si, sei stato il protagonista. Immagino che tu te ne sia accorto o forse no, tu non puoi più accorgertene perché non hai consapevolezza, se ne avessi non esisteresti.

So che sei nato con l'intento di proteggermi, per farmi accettare ed amare ma poi sei finito per diventare una prigione, un ostacolo alla realizzazione del mio sé a favore del mio io.
Caro critico interiore, tu sei limitato ed io ho creduto che quel limite fosse mio.
Proprio con quel limite mi sono proposta nel mondo e mi sono auto-impedita di esprimere completamente le mie potenzialità, attraverso quelle qualità che caratterizzano ogni essere umano. Si chiamano qualità ontologiche sai. La psicologia indovedica le descrive molto bene. Ecco i loro nomi: SAT-CIT-ANANDA. Queste tre caratteristiche sono la vera ricchezza che tutti possediamo ma che ci ostiniamo a non riconoscere.
È così che nasce la sofferenza, proprio dalla mancanza di coerenza con chi si è davvero.
Critico interiore sei ancora lì? Ci sei? Mi stai ascoltando? Non andartene per favore, non è ancora giunto il momento. Ho ancora bisogno di te. Sono qui per proporti una collaborazione. Ci stai? Si?
Ok, allora ti parlerò di qualcosa di cui tu non conosci l'esistenza. Sei pronto?
Preparati, conterò fino a tre e poi pronuncerò una parola a te sconosciuta. Non spaventarti. Ti sosterrò affinché tu possa farne conoscenza.
Eccoci…..uno….due…tre…. CONSAPEVOLEZZA!
Cosa? Cosa stai dicendo? Che questa parola la conosci ma la ritieni inutile e dannosa? Cosa ti induce ad affermare questo? Non ti sento. Puoi alzare la voce per favore? Ok, ora va meglio, ti ho sentito. Quindi, se ho capito bene, mi stai dicendo che con la consapevolezza avrei dovuto assumermi responsabilità che ho preferito evitare? E che è stato proprio attraverso il tuo intervento che ho potuto sabotare progetti e desideri la cui realizzazione mi avrebbe impegnata tanto e che tu mi hai permesso di trarre vantaggi enormi con minor dispendio energetico?
Hai ragione caro critico interiore, ora che ho la capacità di osservarmi mi rivedo in dinamiche ipocrite a sostegno di false verità che mi permettevano di credere di avere ragione e di farmi sentire così la protagonista di quel particolare ruolo.
D'altronde, tu hai molte facce ed io ho creduto fossero le mie, ed è proprio l'identificazione il tuo punto forte. Così identificata potevo solo essere critica e criticata.
Ora, devi sapere, che molti IO li riconosco: la bambina, la ribelle, la madre, la moglie, la perfezionista, la guerriera, la protettrice, l'imprenditrice per non parlare dell'identificazione con le emozioni e i pensieri.
È attraverso la capacità di auto-osservarmi che ho iniziato a riconoscerti come estraneo da me come un prodotto, un oggetto che, credendo di essere soggetto ne ha combinate di tutti i colori. È così che hai colorato la mia vita, io la tua tela e tu il pittore.
Non pensi sia giunta l'ora di cambiare tecnica? Ho sentito bene? Mi hai detto no?
In quale modo questo rappresenta un problema per te caro critico?
Ah, non vuoi che io commetta errori. Quindi, mi stai dicendo che sei preoccupato per me e non per te. Allora permettimi di rassicurarti. Ho imparato ad assumermi le mie responsabilità, ad accogliermi e accettarmi. Ho anche imparato a non soffrire sai?
Ora ti spiego. Non che io non provi più dolore ma il dolore non ha nulla a che vedere con la sofferenza. Il dolore ha sempre un significato evolutivo se non gli si oppone resistenza. Se invece questo accade si trasforma in sofferenza, che con l'evoluzione ha poco a che vedere. Il dolore, pur grande che sia, non invade tutto lo spazio a mia disposizione, anzi lo condivide volentieri con altri sentimenti.
Sai come si chiama questo processo? Leadership del benessere e da quando l'ho provata ho deciso di non lasciarla più.
So che mi stai ascoltando e sono contenta che lo stai facendo in silenzio.
Penso sia giunta l'ora di farti la mia proposta. Ti andrebbe di trasformarti da prodotto in servizio? Il servizio, seva in sanscrito, è una delle forme più alte con la quale si può realizzare la verità, quella con la V maiuscola. Ed è solo attraverso la Verità che posso realizzarmi in coerenza con il dharma.
Se ti metti al servizio della verità ovvero del sé, da critico interiore divieni guida interiore, e la caratteristica principale di una guida è il dialogo e non la critica. Una guida sostiene, conduce e governa in nome di un bene comune e condiviso, quello che prevede che il proprio bene non arrechi danni ad altri.
Te la senti di prendere in considerazione questa proposta?
Non ho fretta, puoi pensarci con tutta calma anche se sento già che il dialogo non dispiace nemmeno a te.
Fatti abbracciare caro critico….pardon….cara guida interiore.

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Gli incontri di formazione avanzata in counseling del Centro Studi Bhaktivedanta, sono stati pensati e strutturati per smontare e analizzare argomenti già affrontati durante la formazione triennale. L'obiettivo è quello di consentire una più ampia consapevolezza di ciò che accade al nostro interno attraverso una focalizzazione delle dinamiche distorte che caratterizzano il nostro agire inconsapevole e trasformarlo in creazione consapevole.
C'è un rumore di sottofondo nella vita di tutti noi. Un bisbiglio continuo che non ci lascia mai, un flusso di idee che intervengono costantemente per portarci da qualche parte. In effetti la destinazione non è chiara, le idee non chiariscono questo punto, non possono farlo in quanto non sono la verità. Solo la verità può farlo. Ma che cosa è la verità? La verità è qualcosa che deve essere sperimentata ad ogni istante.
Senza l'esperienza, anubhava, non è possibile la coerenza con la prima delle qualità ontologiche dell'essere: SAT.
Quel rumore ha un nome, si chiama critico interiore e ci pilota utilizzandoci come strumento per la soddisfazione del bisogno principale dell'ego: renderci dipendenti dai condizionamenti per creare sofferenza.
Ancora una volta si contraddicono le altre due qualità ontologiche dell'essere cioè CIT (coscienza, consapevolezza) e ANANDA ( beatitudine, gioia vera).
Sat-cit-ananda sono infatti le caratteristiche del SE', quelle dell'ego il loro opposto.
Perciò quando crediamo a ciò che ci dice il critico interiore agiamo come oggetti di qualcosa e non come soggetti di Qualcuno, quel Qualcuno che anela alla nostra evoluzione attraverso la capacita di realizzarci e realizzare l'amore. La peculiarità di questo tipo di formazione è proprio quella di riportare sempre tutto al recupero di una facoltà che è poi quella che principalmente permette la trasformazione interiore. Self-compassion, o autoempatia o consapevolezza emozionale, ovvero la capacità di osservarci nel nostro agire e sentire quotidiano con amorevole attenzione verso noi stessi, insegnandoci a come muoverci nelle esperienze difficili siano esse pensieri, emozioni o sensazioni attraverso una consapevolezza amorevole che libera dal desiderio di potere e crea un'azione diversa e una società diversa.