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Richiesta o pretesa? Condividere e offrire o volere e pretendere?

ANDREA BONI

Il webinar nell’ambito della formazione in Counseling del Centro Studi Bhaktivedanta, che abbiamo svolto il giorno 18 Dicembre 2018, ha riassunto e sviluppato più approfonditamente le considerazioni effettuate durante le due lezioni svolte a Novembre e a Dicembre, sempre su piattaforma webinar, nell’ambito delle Scienze Tradizionali dell’India.

Durante tali incontri, prendendo spunto dalla modalità con la quale si è costruito il modello di pensiero oggi presente, abbiamo riflettuto come esso influenzi in modo determinante il modo di comunicare vigente, che è fondamentalmente divisivo, egoista, basato su una visione frammentata e separatista. Oggi più che mai abbiamo bisogno di una rivoluzione delle coscienze, che porti ad una nuova modalità di percepirsi e percepire, oltre le maschere dell’ego, in una visione unificante, alla ricerca della sintonia e della sincronizzazione tra le visioni: la valorizzazione delle differenze nella unicità dell’esperienza, questa è la nostra sfida! In questo senso la Bhagavad-gita è una testo straordinario che non smette mai di stupire, ed in esso è possibile trovare il senso ad ogni quesito, compreso quello oggetto di questa riflessione che ci sta accompagnando nel mese di Dicembre.

Durante il webinar di Novembre abbiamo condiviso il tema di ahimsa (non-violenza), definito come atto consapevole ed empatico, autentico, che può portare gli esseri umani a comunicare, invece che a configgere. Un aspetto essenziale della comunicazione basata su una visione unificante è la capacità di sapere formulare richieste invece che pretese. La richiesta è priva di motivazione egoistica, si pone nella sfera della vera relazione umana e spirituale, quindi oltre le maschere dell’ego e dell’ipocrisia, ed è fondata su una condivisione dei valori e dei bisogni, mentre la pretesa si nutre di ego, di ipocrisia ed aspettative, bisogni profondi non noti che inducono il soggetto a vivere nel mare dell’illusione e della non consapevolezza. La pretesa è basata su una condivisione di “posizione”, sulla quale il soggetto si arrocca, proprio come in un fortino, cercando di difenderlo dagli attacchi del “nemico”. O vinco o perdo! Quindi la strategia è quella del: “io vinco, tu perdi”. Come riconosco che la persona è nella modalità della pretesa? Proprio perché si arrocca nella sua posizione, tipicamente cede alla collera. A questo livello, tuttavia occorre chiedersi: “siamo davvero felici se vinciamo e l’altro perde?”. “Davvero pensiamo che questo modo di procedere ci porta alla serenità interiore?”. La risposta secondo la Scienza dello Yoga è NO, non è possibile essere DAVVERO felici se noi vinciamo e l’altro perde.
Nel secondo video di Dicembre abbiamo definito la “richiesta” e la “pretesa”, come atti che sono conseguenza di un modo di pensare e di intuire e quindi la necessità di coltivare il DARSHANA, la visione intuitiva, oltre la logica e la razionalità che dividono. Nel DARSHANA l’atto del comunicare si nutre del principio dell’offerta, dell’aspirazione, invece che dell’aspettativa, e della consapevolezza di sé a tutto tondo, anche e soprattutto delle zone ombra ancora presenti nella forma umana, delle emozioni e dei bisogni più nascosti, che possono turbare, ma che quando vengono conosciuti ed accolti in senso evolutivo diventano malleabili, aprendo a nuove visioni e comprensioni verso la crescita e la sintonia trascendente. A questo livello, quindi, la strategia che si adotta, e che è davvero vincente, è quella del: “io vinco tu vinci”, in cui l’altro si sente come minimo accolto dal punto di vista umano. Qui, in questa visione più intuitiva, ci si pone su una condivisione di valori e bisogni, piuttosto che di posizioni: mi interesso ai bisogni dell’altro a quello che si nasconde anche dietro ad un linguaggio che posso percepire come duro, violento. Ponendomi su una condivisione di valori, nasce il rispetto, quel valore minimo che dovrebbe sussistere tra esseri umani. Il punto è imparare a condividere in un confronto che non sia conflitto.

Per concludere la riflessione abbiamo letto e commentato dei versi della Bhagavad-gita collegati a questi argomenti che ci hanno portato a effettuare ulteriori riflessioni su questo importante aspetto della comunicazione, proprio per imparare ad essere capaci di formulare RICHIESTE e non PRETESE, che chiudono, allontanano, separano, mentre invece le prime uniscono, donano gioia, gratitudine, pienezza.

Domande e Risposte inevase durante il webinar
Di seguito alcune domande che ho ricevuto alle quali non ho potuto fornire una risposta:

Noemi: “in una relazione in cui non si riesce ad avere una visione, una progettualità e neanche una forma ordinata, semplice e pulita, come fare a comunicare una richiesta di questo tipo, una richiesta che a me sembra evolutiva? Grazie”
Risposta: Il Maestro Marco Ferrini afferma spesso: “per stare insieme bisogna stare Bene, e la relazione deve essere utile”. Cosa si intende che la relazione deve essere “utile”? Si intende che deve essere basata su una progettualità, sulla condivisione di valori, evidentemente etici ed elevati, orientati alla ricerca interiore, evolutiva. Quando questo non c’é occorre prendere le distanze, con la giusta misura secondo tempo-luogo e circostanza. Ricordiamoci sempre che un’altra affermazione di Marco Ferrini è: “per litigare bisogna essere in due”. Se uno dei due non ha desiderio di litigare, non esiste il conflitto. Per alimentare un conflitto occorre essere in due, se uno dei due non lo alimenta il conflitto non esiste. Ora, chiediti: “Come sto io rispetto a tutto questo?”, “In che modo questa relazione costituisce un problema per me?”, “Come mai non riesco ad avere un sano distacco emotivo?”, “Qual è l’emozione prevalente, quali sono i bisogni e da dove arriva tutto questo?”. La risposta a queste domande può aiutare a trovare la giusta strategia nella scelta che doni serenità, pace progettualità.

Francesca: “Perché la mente va automaticamente sul negativo? È una regola generale x tutti?”
Risposta: “l’inconscio è fondamentalmente irrazionale. È infinito e irrazionale. Dentro all’incoscio c’é un universo di esperienze, di memorie emotive stratificate, drammi, dolori, tragedie, atti orrendi compiuti e ricevuti, ma anche gioie, condivisioni, umanità. Se non alleniamo la mente a concentrarsi su ciò che è positivo, quindi a rafforzare la componente di Luce, le qualità che potenzialmente sono presenti in ognuno di noi, va da sé che lei, la mente appunto, va a pescare a caso, prendendo anche nel torbido, e quel torbido offusca la gioia, la serenità. Non è un caso che i giornali, i media, purtroppo, prevalentemente riportino notizie in negativo. Occorre quindi allenarsi per utilizzare le mente per la funzione che ha: strumento di esperienza. Noi non siamo la mente, ma abbiamo una mente, che può essere amica o nemica (Bhagavad-Gita, Capp VI), dipende da noi come la utilizziamo. Per questo motivo è importante introdurre esercizi spirituali, interiori, che aiutino a focalizzare l’attenzione sulla gioia, sulla beatitudine, la condivisione, sulla consapevolezza delle nostre potenzialità in quanto scintille di Dio. Quando Patanjali nei suoi Yogasutra afferma: sadhana e “lavora sugli opposti”, intende proprio questo, diventare capaci di allenare la nostra mente per utilizzarla al meglio, orientarla al nostro Benessere.

Nicola: “Ciao Andrea mi ha fatto riflettere la seguente spiegazione al verso 20 del Cap. III della “BG così com’è”. 'Krishna e Arjuna, eterni amici, non avevano alcun bisogno di combattere a Kurukshetra, ma lo fecero ugualmente per mostrare che la violenza é necessaria quando gli argomenti non hanno effetto'. Potresti offrirci cortesemente un tuo commento in merito? Non tanto sul concetto di 'violenza' (o meglio non-violenza come hai già spiegato nelle puntate precedenti) ma quanto sull'importanza dell'argomentare. Grazie.”
Risposta: Per poter rispondere a questo passaggio della BG, occorre conoscere anche gli antefatti, ciò che è avvenuto prima (suggerisco l’ascolto dei Seminari di Ferrini della primavera del 2010 e dell’estate del 2010). La guerra di Kurukshetra è avvenuta dopo anni e anni di soprusi, di tentati omicidi, di violenze, e di eccezionali tentativi di dialogo. I Pandava hanno fatto tutto ciò che era umanamente e non solo umanamente possibile. Hanno subito fin da quando erano bambini, hanno provato davvero di tutto. Il regno era anche loro, quello che stava avvenendo da parte dei Kaurava non era nel Dharma. Ora, volendo riportare questo esempio alla vita di tutti i giorni, occorre chiedersi: “ho fatto davvero tutto il possibile?”, “Come mi sono posto?”, “Con quale motivazione ho affrontato questo determinato evento della mia vita?”, “Con quale emozione sto affrontando questo o ho affrontato quest’altro?”, “In che modo ho applicato la negoziazione/argomentazione per valori e bisogni?”. Quando avrò risposto a tutto questo, se davvero sentirò che avrò dato tutto, con distacco, qual è il problema? Una mamma che sa che il figlio tossicodipendente ruba per procurasi gli stupefacenti, come si deve comportare? Un poliziotto che trova un malvivente che picchia una donna, come si deve comportare? Un giudice che deve valutare un pluriomicida, evidentemente colpevole, che ha fatto stragi, come si deve comportare? È chiaro che l’uso della “violenza” è necessaria, poiché siamo all’interno del mondo della dualità. Il punto è: “Con quale umanità e distacco emotivo agisco?”.

SOMMARIO PER PUNTI DEGLI ARGOMENTI TRATTATI NEL WEBINAR
Qual è la differenza che sussiste tra una richiesta ed una pretesa?
Qual è la differenza che sussiste tra un’aspirazione e un’aspettativa?
Come è possibile riconoscere una pretesa da un punto di vista operativo?
Cos’é una negoziazione per posizioni?
Cos’é una negoziazione per valori?
Qual è l’esito di una negoziazione per valori?
In che modo la Bhagavad-Gita incoraggia una comunicazione sulla base dei valori e quindi a formulare richieste nello spirito dell’offerta invece che formulare pretese?

I versi principali della Bhagavad-Gita che sono statti letti e commentati:
BG 2-41-- l' intelligenza di chi non è risoluto si perde in molte diramazioni..
BG 3 verso 43 (.. questo nemico insaziabile.. il desiderio egoico..; l' intelligenza risoluta intesa come forza di volontà..
BG 4 verso 22 (libero dalla dualità e dall'invidia, equanime nel Successo e nel.. fallimento!)
BG 5 verso 20 (la persona che non si rallegra.. e non si lamenta…)
BG 6 verso 24 (il come… abbandonare desideri materiali.. )
BG 13- versi da 8 a 12 (l'assenza di orgoglio.. l' equanimità in ogni situazione piacevole e dolorosa..)
BG 18- versi da 51 a 53 (liberi da attaccamento ed avversione, non più schiavo del falso orgoglio, della presunta potenza.. sempre sereno..)