Skip to main content

L'eterno ritorno della giovinezza

PAOLA DE PAOLIS FOGLIETTA

Nei film in cui si parla di adolescenti, i genitori ne escono sempre abbastanza male.
Ci sono almeno un paio di motivi molto precisi di questo fatto.

Il primo riguarda la carica energetica e rivoluzionaria dell'adolescenza, questo periodo della vita potente e anche molto pericoloso in cui tutto è possibile e tutto è radicale. Pericoloso perché è energia sparata spesso senza un obbiettivo preciso e formato, se non quello quasi esclusivo di esistere alla grande, di vivere forte, di vivere spericolato per alcuni, e, per tutti, di esprimere la propria identità come senso ultimo, fino all'ultimo respiro, come se la morte e il male fossero realtà non temibili o non definitive. C'è qualcosa di divino nell'adolescenza, infatti generalmente gli adolescenti si sento immortali. Purtroppo invece le esperienze estreme e traumatiche di questo periodo possono segnare molto le loro vite e nuocere alla stessa fiducia nella vita e negli altri esseri umani. Per questo il ruolo dei genitori è importante. Di fronte alla divinità dell'adolescenza, i genitori ne escono un "attimo" opachi, scalzati, inadeguati. hanno impiegato una vita per essere persone performanti che funzionano, organizzati, obbedienti, procedurali e ora di fronte al caos e alla non prevedibilità dell'adolescenza divina non sono più preparati...
A volte basta solo esserci quando i nostri "bambini divini" hanno bisogno, indicare una strada possibile quando loro arrivano a un certo crocicchio, ascoltare quando devono parlare. Non fare niente di tutto questo quando non hanno bisogno, perché non sono più bambini e vogliono camminare da soli. Quindi un genitore cosa deve fare? Stare semplicemente a disposizione, e non è mica una cosa da poco! Per "stare a disposizione" bisogna avere la mente libera, essere centrati, bisogna che essi siano felici e soddisfatti della loro vita soprattutto in una prospettiva di orizzonte di senso della stessa. Spesso invece i genitori non si trovano in questo stato di grazia e arrivo al secondo punto del perché nei film generazionali sugli adolescenti i genitori ne escono spesso male.
Quando i figli sono adolescenti i genitori si trovano essi stessi nel punto della loro vita in cui scorreva una crepa, e nella mezza età quella crepa quasi invisibile si apre. Essi entrano in una crisi, ognuno nella sua personalizzata e per tutti vale quella del passaggio dalla giovinezza alla non più giovinezza.
In questo periodo i genitori si separano, il padre cerca soddisfazione in altre relazioni, la madre magari "segue un guru", oppure vanno da uno psicologo, oppure si concentrano sulla realizzazione professionale e sul guadagno. Entrambi bevono di più o iniziano a studiare, cambiano lavoro o tirano fuori dal cassetto il loro sogno dell'adolescenza, si comprano una macchina sportiva, si fanno i capelli, blu, un tatuaggio, oppure si deprimono e si sentono falliti , in base a qualche misteriosa aspettativa su sé stessi, di chissà chi. Tutte queste cose, che tratto in modo leggero e ironico solo perché ho un insano gusto per il tragicomico, hanno un solo obbiettivo: il cambiamento.

I figli nell'adolescenza rivivono le cose mal digerite della loro infanzia, i genitori ciò che di mal digerito c'è stato nella loro adolescenza. In questa confusione forse i genitori desiderano più ordine e si aggrappano a vecchi status quo giudicanti verso i loro figli oppure sono in fase di scardinamento e diventano giovanili, cambiando abbigliamento avvicinandosi ai figli in modo formale, ma non con un vero sostegno saldo.

È necessario entrare in questa dinamica per capire quale "categoria" ci appartiene a grandi linee e capire noi genitori dove vogliamo andare davvero, perché ora che abbiamo i figli adolescenti, dobbiamo creare altri valori, nuovi. Solo nostri. Adeguati a quello che abbiamo di fronte (dentro di noi e nei figli) e abbandonare definitivamente i vecchi schemi non più adeguati, che ci hanno portato alla versione più rigida di quello che siamo. Questo è un discorso ecologico, perché non si tratta di buttare via i nostri valori , ma di rivalutarli in modo più adeguato.

L'educazione che ha ricevuto la mia generazione era improntata soprattutto sul dovere e la responsabilità, che sono valori fondamentali e imprescindibili. Ma se non c'è un lavoro insieme, di ascolto dei propri bisogni e valorizzazione dei talenti, tutta questa responsabilità perde senso ed esplode. E i ragazzi non si fidano più di noi, poiché le persone noiose non piacciono a nessuno.