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Ente di Formazione Accreditato MIM ai sensi della direttiva 170/16

Silhouette di uomo che giunge al termine di un sentiero tra alberi e illuminato da luce intensa

Una testimonianza di Ilaria, corsista Assistente Spirituale

Questa mattina sono entrata per la prima volta nel reparto Grandi Ustioni di un importante ospedale in qualità di volontaria. Ho ritenuto necessario trovare un po' di tempo per centrarmi, prima di indossare cuffie, mascherina, camice e calzari. Ho lasciato tutti i pensieri e le preoccupazioni del momento (non poche peraltro) per entrare nel mio stato d'animo. Ero tesa, un po', smarrita e curiosa, immersa in quella bolla di sofferenza acuta e spietata. 

Cosa potevo offrire, mi chiedevo mentre aspettavo in corridoio, a Giulia che nemmeno mi conosce e sta attraversando un momento di intensa sofferenza? Come mi sono sentita "zero assoluto" mentre guardavo il fisioterapista che aiutava Giulia a sedersi sul letto per poter pranzare. 

Quante persone bisognose veramente di aiuto ci sono attorno a me, mi sono chiesta? E a me poi cosa manca veramente, che motivi ho di lamentarmi? Di sentirmi trattare ingiustamente quando mi trovo ad affrontare cose noiose della quotidianità? E queste persone cosa dovrebbero dire? La grazia di Dio arriva quando meno te la aspetti e soprattutto quando hai scelto di accoglierla. 

Ecco questa mattina ho sentito questa grazia bagnarmi di luce alla presenza di Giulia e Sabrina, la sua compagna di stanza, di cui si vedevano solo gli occhi perché tutto il resto era avvolto di garze e varie fasciature. Pianti improvvisi, disperazione, rabbia, paura, sfinimento si alternavano tra di loro in una danza disperata e violenta. Mi sentivo impotente, inutile mentre portavo piccole dosi di cibo alla bocca di Giulia. Sentivo la sua angoscia, vedevo la sua disperazione negli occhi. 

L'infermiere è venuto a prelevarle del sangue, a comunicarle il prossimo intervento imminente. Come fai ad accettare tutto questo? A stare lì nella più crudele sofferenza e sapere di non avere alternative? Cosa vuol dire speranza in questi casi? Giulia mi ha guardato, accennato un sorriso e mi ha ringraziato con sentimento. Per cosa volevo capire? Io non ho fatto niente e lei mi ringrazia. Avrei preferito che mi prendesse a schiaffi ma non avrebbe potuto fare nemmeno quello perché aveva il braccio avvolto di garze. 

Il congedo è stato terribile per me: l’avrei rivista? Oh io vorrei andarci anche adesso, stare lì, per lei. Ma non si può. Ci sono sempre regole e leggi da rispettare... Come si fa a rispettare un confine quando il bisogno è così forte?  

Se bastasse la preghiera, il pensiero, sarebbe semplice. Forse una presenza, come ora, essere presente a Giulia da qui insieme a voi che leggete e a Dio che ascolta.

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