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Una giornata speciale. Intensa, ricca, emozionante

LUGLIO 2017 - CONSEGNA DIPLOMA E SEMINARIO DAL TITOLO "LIBERTÀ DALLA SOLITUDINE E SOFFERENZA" 

Non esagero se dico che dopo qualche mese da quel giorno, vivo ancora di rendita dell’intensità di quella giornata.
Il giorno prima eravamo partite in 4 da Bologna, 4 diplomande. Ovviamente, per tutto il viaggio abbiamo parlato della prova che avremmo dovuto sostenere il giorno seguente, cercando di sdrammatizzare in tutti i modi la tensione che sentivamo ognuna in modo diverso, anche prendendoci in giro a vicenda e facendo un sacco di risate.

Probabilmente ognuna di noi, avendo un vissuto diverso, prevedeva il proprio esame come una catastrofe dai connotati assolutamente singolari.
A dire il vero, una compagna di viaggio si dichiarava tranquilla e per niente preoccupata. Credo lo fosse davvero.
Dal canto mio, avevo così a lungo atteso quel traguardo, dal sentirmi assolutamente inadeguata: mesi di tentativi e ripensamenti su cosa scrivere nella tesi, insieme ai tanti impegni che si accavallavano e mi rubavano tempo. Alla fine avevo deciso con me stessa di essere il più autentica possibile, di parlare di argomenti che mi competevano, evitando parti troppo teoriche, che potessero risultare artificiose.
Volevo raccontare come riuscivo ad applicare il counseling nel mio quotidiano, in classe, coi miei alunni adolescenti.
Il tormento era come far capire cosa poteva essere una relazione dentro i confini di una classe a chi non conosceva per niente le dinamiche che si muovono di solito in un tale contesto.
Come far capire ai profani gli sguardi di complicità o di disapprovazione che riceve il docente tutti gli istanti del lavoro coi propri alunni; come descrivere le loro reazioni quando propongo di parlare di emozioni o di felicità o di responsabilità o, ancora, di sogni… Bisogna viverli per riuscire a interpretare i loro atteggiamenti, frutto di un insieme di segnali diversi: lo sguardo, il sorriso, o la smorfia, o l’alzata di spalle.
E’ come ricevere tante piccole sfide, quanti sono gli alunni davanti a me: sembrano dirmi “vediamo se mi racconti qualcosa che m’interessa, vediamo se sei capace di farmi cambiare idea, tanto di queste cose io non parlo…”
E a quel punto, devo sempre metterci l’anima, guai a deluderli. E loro lo sentono, quasi tutti mi seguono, capiscono il mio intento, stanno al gioco. E poi la mia ricompensa: “Prof, parliamo anche la prossima volta di “queste” cose?”
Comunque delle cose le avevo scritte, dei dettagli li avevo raccontati: è che, a rileggerli, mi sembravano assolutamente banali, poco interessanti.
Ed ora, o meglio, il giorno seguente, avrei dovuto discutere la tesi, esporla alla commissione, come se avessi scritto chissà quale trattato…
1° luglio, come trent’anni fa, la tesi di laurea. Mi piaceva questa coincidenza.
La mattina ci siamo presentate all’appuntamento piene di trepidazione: è stato bello incontrare facce conosciute, tra le tante. Molti colleghi di corso erano venuti per assistere alle nostre tesi. La sala era piena.
Poi è cominciata la magia.
Una storia dopo l’altra, il racconto del vissuto di persone, molte mai incontrate prima. Le loro sofferenze, le loro conquiste, le loro emozioni, erano le mie. Non si poteva distogliere gli occhi dai loro visi, non si poteva non ascoltarli. L’atmosfera era incredibile.
Osservavo quanta attenzione c’era intorno, quanta partecipazione c’era da parte di tutti. Evidentemente provavamo le stesse emozioni, la stessa empatia per ogni candidato che, microfono in mano, esponeva quello che aveva conquistato nella sua vita personale, anche con fatica e sofferenza.
Mi sono sembrate tutte persone speciali, come i membri della commissione, i nostri docenti che ci avevano guidati ed accompagnati fino a lì, coi quali avevamo condiviso non solo il fascino della materia nelle tante ore dei corsi e dei laboratori, ma anche momenti difficili di crisi o di sconforto che scaturivano dai nostri percorsi personali. Il discorso introduttivo del membro esterno della commissione, la Dott.ssa Emanuela Mazzoni, aveva aperto i lavori con serietà, professionalità e dolcezza allo stesso tempo: un’introduzione che rendeva prestigiose le tesi che sarebbero state discusse da lì a poco.
Lucia, Monica, Valentina, Matteo, Alessandra, Marco, Cinzia, …. Tante voci, racconti, emozioni e qualche lacrima. Ascoltavamo tutti e tutti si sentivano ascoltati.
Hanno ascoltato anche le mie storie, o meglio, le storie dei miei ragazzi e dei nostri lavori.
Ad essere sincera, non ricordo quasi niente di quello che ho raccontato, tanto ero emozionata ed impegnata a mascherare il tremore della mano che reggeva il microfono.

Ecco. Fra qualche giorno ci incontreremo ancora nella stessa sala. Saluti, abbracci… e poi il silenzio… per ascoltare nuove tesi e nuovi racconti personali. Di nuovo la magia….

Raffaela Janna