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Con profonda gratitudine

MARZO 2018 - SEMINARIO DI FORMAZIONE CONTINUA

Caro Andrea,
con profonda gratitudine ti scrivo. So che non riuscirò ad esprimere quello che davvero sento nel cuore in quanto il limite che caratterizza le parole non me lo consente, tuttavia confido in una comunicazione più alta, fatta di vibrazioni e frequenze che spero giungano a te.

Ti apprezzo molto per l'impegno e la professionalità con cui ti prodighi per far sì che le coscienze divengano consapevoli di loro stesse, cioè che coscienze ordinarie divengano coscienze consapevoli. I primi due esercizi che hai proposto si ponevano propriamente questo come obiettivo.

Primo esercizio: presentarsi usando il movimento del corpo.
Presentarmi attraverso un'azione piuttosto che attraverso un racconto/resoconto di me, mi ha stupita e incuriosita ma non impaurita. Ho atteso che il messaggio mi arrivasse da dentro ed escludendo la mente che identifica e definisce, ho accolto semplicemente ciò che c'era e, ciò che c'era, era un gesto piccolo ma immenso, un gesto che solo più tardi ho realizzato essere ciò che più mi è mancato nella vita: l'abbraccio. Secondo esercizio: rappresentare tramite un disegno l'obiettivo che ognuno dei partecipanti al seminario si immaginava di poter raggiungere alla fine dello stesso.
Beh, che dire! Una vera e propria premonizione! Ho letteralmente rappresentato l'esercizio successivo che mi ha vista protagonista di cui, ovviamente, ero completamente all'oscuro. Lo sbigottimento è ancora talmente vivo che mi accorgo di star ricorrendo ad una precisazione a sostegno di ciò che è avvenuto.

Appunto nel terzo esercizio, l'esercizio di consapevolezza emozionale, mi sono trovata "nel bel mezzo di una selva oscura".
Le mie emozioni che ci facevano fuori da me? Ma…….le mie emozioni, allora, non sono me!!!!!
La rabbia mi guardava con rabbia, era proprio lei, e mi aggrediva e mi spronava a trasformarla e non era nemmeno disposta a mediare. Mentre mi parlava alcune volte non comprendevo quello che mi stava dicendo e anche lei non comprendeva me, mi diceva che era confusa…..Da vera emozione immatura si è allontanata indispettita appena le ho detto che non avrei fatto quello che lei avrebbe voluto. ma posso comprenderla. Dopo tutto l'aiuto che mi ha sempre dato si sarà sentita sicuramente amareggiata dal mio rifiuto.
Poi la paura, mamma mia!!!!!!! Vedermela così, lì davanti……avrei voluto allontanarla con violenza ma qualcosa me lo impediva e lei….così appiccicosa, petulante, saccente……parlava con quel modo irritante da prima della classe…..proprio antipatica. Non l'ho sentita appartenermi e mi chiedevo: " Ma che ci fa qui? Di chi è questa paura? Cosa mi vuole raccontare?"
La tristezza invece si vergognava di essere triste, si scusava, mi diceva che avrebbe voluto, che avrebbe potuto ma che non è accaduto perché avrebbe dovuto……ma non sapeva nemmeno lei cosa avrebbe dovuto fare o dire. Bastava che dicesse: "Sono la tristezza, sono solo una parte della medaglia. Se mi giri trovi l'allegria. Cosa ti sta impedendo di farlo? Chi ti sta bloccando?"

Fantastico Andrea!
Ho realizzato che quelle emozioni non sono le mie, sono le emozioni della mia parte bambina che attende ancora di essere protetta da chi avrebbe dovuto proteggerla in virtù dell'ordine dell'amore alla quale si rifà Bert Hellinger.
Se è vero che i bisogni fondamentali di ogni essere umano sono due, sicurezza e libertà, allora ho districato la matassa.
La Daniela piccola, cresciuta senza percepire protezione, non ha il concime per coltivare la sicurezza e senza sicurezza la libertà non può totalmente manifestarsi. Daniela piccola alla ricerca di protezione è fragile, indifesa e dipendente. Cerca continuamente il consenso dei suoi genitori e per ottenerlo finge di essere quello che non è, finge di essere quello che loro vorrebbero fosse. Per sopravvivere perciò, ha pensato bene di crearsi delle difese che le creano, ovviamente, sofferenza. Queste difese si chiamavano vittimismo, lamentela (caratteristiche di Daniela piccola) ma al tempo stesso, sviluppa grande forza che riesce ad agire soprattutto attraverso la rabbia. Non può esporsi in prima persona perché non essendo stata accettata, prova vergogna ed ha paura e per tutto questo è triste.

Questa osservazione profonda ha aumentato sia la mia consapevolezza emozionale che la mia capacità di gestione appunto delle emozioni che era già in atto ma che abbisognava di ulteriore …approfondimento? E ora…. che la trasformazione continui!
Certo è che Daniela piccola si manifesta quando quel preciso trigger innesca un determinato samskara. Quel livello di soglia del segnale ho iniziato da tempo a riconoscerlo e mi impegno costantemente e senza interruzione a cercare di armonizzarlo per sincronizzarmi su frequenze sempre più alte di coscienza.

Non perdo certo di vista la mia capacità di presenza per poter essere in grado di modificare in maniera progressiva l'entità della mia carica emotiva che diminuirà tanto quanto l'azione di disturbo della mia presenza sarà intensa.

Usare l'auto-osservazione ovvero il processo metacognitivo, è come focalizzare i raggi del sole con una lente di ingrandimento: si origina del fuoco che brucia la sostanza di cui è fatta l'emozione stessa, trasformandola in potere di auto-dominio (1)

Gradisco sempre la visione degli episodi della serie televisiva che proponi, la cui osservazione consente la possibilità di valutare gli interventi del dott. Mari alla luce di un eventuale colloquio di counseling. Rispetto lo scorso anno mi accorgo che la mia capacità di cogliere elementi tecnici del colloquio unita alla capacità di cogliere aspetti emozionali, sta leggermente aumentando. Riformulazioni, domande aperte, chiarificazioni, ascolto attivo, osservazioni e feedback, iniziano ad entrare anche nel mio modo di comunicare quotidiano, permettendomi un costante allenamento accanto ad una maggiore consapevolezza delle mie distorsioni, cancellazioni e generalizzazioni, che costituiscono in definitiva la base dei conflitti.

Trovo molti utili le simulazioni counselor-cliente, tuttavia ritengo che l'efficacia dei colloqui sia minata dal fatto che l'ipotetico cliente simuli il disagio oggetto del colloquio.
La peculiarità dei colloqui di counseling si situa profondamente nella capacità empatica del counselor di cogliere il vissuto emozionale collegato al detto ma soprattutto nel riuscire a cogliere il non-detto che è matrice di quello stesso vissuto emozionale che inconsciamente, generalmente, viene attribuito appunto al detto in quanto il non detto non si è in grado di sostenerlo e quindi viene rimosso.

Nella parte della cliente ho provato disagio in quanto, cogliendo la difficoltà di chi mi stava di fronte, mi sentivo causa di quella difficoltà.

Il colloquio simulato mi ha comunque permesso di procedere, attraverso una retrospettiva, ad una verifica della mia modalità di conduzione e gestione delle resistenze della mia cliente, loro riconoscimento e successivo indebolimento ottenuto tramite riformulazioni, feedback, domande aperte e successivo sostegno, valorizzazione, incoraggiamento e offerta di prospettive.

Durante questo seminario ho incontrato la bellezza, la capacità e la determinazione nel guardarsi dentro; ho potuto constatare la capacità di osservazione scevra della giustificazione di tutti i partecipanti che hanno così dimostrato di non temere l'incontro con i samskara più imbarazzanti e infestanti. Un livello di consapevolezza raro e prezioso frutto di una connessione al divino che permette una apertura straordinaria del cuore.

Con gratitudine mi osservo in questa crescita in cui mi sento sospinta verso l'alto e supportata nel percorso attraverso l'offerta di una visione ispirata e autentica del vero significato del mio essere qui: divenire esperta in leadership.

La leadership è l'arte di vedere ciò che è invisibile
J.Swift

Daniela.