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costruire dentro me stessa quell’albero

APRILE 2018 - CENTRI ENERGETICI DEL CORPO ED EMOZIONI: L’ARMONIZZAZIONE ATTRAVERSO LA PSICOLOGIA E LA SPIRITUALITÀ DELLO YOGA 

Per apprendere la lezione del seminario, ho dovuto cancellare tutto quello che avevo già letto sui chakra, perché mi faceva molta confusione. Quindi ho cancellato i files precedenti e ho ascoltato la nuova lezione. Mi fa piacere imparare la cosmogonia e l’antropologia indovedica. Desideravo farlo e l’argomento mi affascina enormemente, poiché ci consegna l’uomo come realmente è nella sua costituzione, nei suoi strati. Dal punto di vista del lavoro pratico spicciolo del counseling forse non serve, eppure queste nuove conoscenze aprono delle porte mentali, delle nuove prospettive e rendono più intelligente lo sguardo del counselor.

Sapere che trovandomi di fronte a una persona ho un microcosmo proveniente da chissà quale galassia esistenziale, con una coscienza pura avvolta, come la mia, in involucri sopra involucri di condizionamenti diventa un’esperienza affascinate. In questo momento si capisce profondamente cosa significa mettersi in comunicazione empatica, in connessione sottile con un altro essere umano.
Nello specifico, riguardo al primo e secondo chakra ho alcune riflessioni da consegnare.
Tutto il lavoro che ho fatto nella mia vita, nonostante il mio carattere irrequieto e contradditorio, è stato quello di radicarmi. Fare dei figli, una famiglia, avere un lavoro dalle 8 alle 17 e prendere in carico casa e compagnia bella, è radicarsi.
Questo ho fatto, perché mi sentivo volante come le donne in cielo dei dipinti di Marc Chagall e ho scelto come compagno un uomo buono , solido, intelligente, di buon senso e metodico, oltre che ambizioso.
Ora cosa succede. La mia insofferenza verso la gabbia che mi sono costruita, sta raggiungendo il livello. Se esco da qui (magari solo anche abbandonando schemi miei mentali) forse morirò come i canarini fuori dalla gabbietta o forse chissà comincio a volare sul serio.
La verità è che devo costruire dentro me stessa quell’albero, le cui radici devono affondare coraggiosamente in me stessa, qualunque cosa sia stata e sono. Se ho affidato ad altri il mio radicamento (alla famiglia al lavoro e agli impegni), non posso veramente aver imparato la lezione. Cercare all’esterno quello che va costruito dentro di sé con il duro lavoro interiore è un errore. Si rischia di perdere la propria identità.
Così il voler aiutare gli altri può diventare talvolta una fuga da sé stessi, per non affrontare quelle cose da mettere in ordine dentro di noi. Ho sempre avuto il desiderio innato di dedicare la mia vita a tutte le persone che ne hanno bisogno, intorno a me, ma questo nobile desiderio deve scaturire da una persona costruita dentro di sé con radici forti, già abbastanza risolta, non per consegnare il senso della propria vita all’esterno di sé. E’ un inganno. E’ come fare dei figli per dare un senso alla propria vita.
Allora con calma mi dico queste cose, ma non voglio giudicarmi, voglio una volta tanto capire certi errori senza mettermi sotto processo, cercando di godere quello che ho ricevuto nella mia vita finora e rendere sempre meglio quella che verrà.

Paola, dalla Sede del Veneto