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Il Colloquio di ascolto empatico

NOVEMBRE 2018 - FUNZIONI E METODI DELLA COMUNICAZIONE EMPATICA: LABORATORI ESPERIENZIALI E CONDIVISIONI

Dopo qualche mese ho avuto modo di chiedere uno sportello counseling con il mio docente.
Dato che mi conosco ammetto di aver avuto timore nell’aspettare questo momento, reduce dai miei condizionamento culturali su studenti e docenti.

Andrea mi accoglie come sempre, con un sorriso rassicurante.
Ci sediamo in una stanza tranquilla. Noto subito che il suo viso è stanco, chiaramente stanco dopo un giorno di seminario in cui lui dà il 101% di sé, in completo spirito di servizio a Dio.
In principio mi sento imbarazzata. Invece subito dopo si crea un’atmosfera serena, come se io parlassi con un amico speciale a cui non solo si può raccontare con tranquillità ma si può anche accedere a una grande esperienza in fatto di relazioni umane, intrise di Bhakti.
Mentre racconto sento che la sua energia entra nel mio campo, per farmi lavorare interiormente. Tutto si svolge nel rispetto reciproco e ci lasciamo con in me la consapevolezza che si era innescato un processo, che era già iniziato, e che ora mi appariva con chiarezza.

Da questa mia esperienza capisco l’importanza di come il counselor debba essere ispirato e su cosa sia l’accoglienza semplice e benevola. In particolare ho notato che attraverso una semplice chiacchierata, apparentemente “innocente”, si può generare un movimento interiore che ti può portare sì alla sofferenza ma nello stesso tempo ti puoi incamminare verso un risveglio interiore, attraverso il quale ti puoi migliorare e superare i blocchi che erano presenti in te.

Dentro di me fantastico pensando che sarebbe bello poter clonare Andrea, per avere una persona vicino a me che mi aiuta e mi sorregge senza sminuirmi, senza etichettarmi o fare paragoni. Poi stando con i piedi per terra mi dico che è meglio per me imparare a fare il counselor di me stessa, questa è la strada.

Protopapa Maria, dalla Sede del Veneto