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La ritrovata compassione

PAOLA DE PAOLIS FOGLIETTA

Non sono un tipo concreto. Ho dovuto imparare passo dopo passo, a fatica, ad organizzare il mio tempo, a non sperperare i soldi inutilmente, a fare una spesa intelligente, a pagare le bollette, a prestare fede agli impegni e a fare quello che avevo promesso. E fare tutto questo non come una punizione, ma come una giusta responsabilità che avvolorava la mia affidabilità. L'ho imparato. Per me crescere due figli, andare a lavorare, timbrare il cartellino ogni giorno è stata una cosa abnorme. Non so perché uno si va a ficcare in una vita che apparentemente è in direzione contraria da quello che è.

La prima volta che ho letto quella frase di Jung, "fino a quando non renderai conscio l'inconscio, quest'ultimo dirigerà la tua vita e lo chiamerai destino”, sono rimasta abbastanza male. In realtà tutte la prosa di Jung mi fa "sentire male”. Ho letto solo “L'inconscio collettivo " e “Sincronicità " e già solo questi testi mettono sulle spine, perché Jung entra in quel profondo in cui si ha paura di scendere. Quando sono costretta ad affrontare argomenti profondi, sviluppo una sudorazione eccessiva, che mi fa venire in mente Ted Striker in “L'aereo più pazzo del mondo", un film esilarante del 1980. Il protagonista raccontava la sua storia d'amore triste un po' a tutti, suscitando reazioni di insofferenza tali fino al (finto) suicidio degli ascoltatori che non potevano fuggire essendo passeggeri di un aereo e, quando parlava della sua ex, sudava come se gli avessero lanciato una secchiata d'acqua. Anch'io sudo così quando mi avvicino al mio inconscio. Il mio inconscio è un ambiente dalla temperatura alta, tipo sauna svedese.
Vedete sto tergiversando. L'ironia è la mia difesa numero 1. Quando scherzo un po' troppo sappiate che sto provando paura perché mi avvicino all'inconscio.
Quindi se sudo e scherzo ormai lo sapete dove mi trovo. Nella sauna svedese.
Ebbene, torniamo a 10 anni fa, mi piace raccontare questa cosa. Rileggere la mia vita ad un certo punto, alla luce di questa frase che si riferiva al concetto di Ombra mi ha costretto a trovare il senso in qualcosa che io avevo fatto, ma che stavo vivendo come "fatalità", "destino" e comunque una strada che aveva preso la mia vita "abbastanza casualmente". Perché io non ero cosi, io non ero quella persona che accettava di timbrare il cartellino. Io ero una puella (il maschile di puer aeternus), una eterna fanciulla innamorata dello spirito, che si doleva di essersi incarnata in un corpo femminile. Il puer divino , come la puella, non è destinato a un'esistenza di fatica, in cui si lavora per mangiare. Se dentro di noi è mai vissuto questo archetipo, siamo stati narcisisti, eternamente giovani, immortali. E come può un tale spirito disincantato provare compassione per qualcuno? L'amore per una persona sola è fuori dalla sua portata, perché egli non ha sentimenti: il suo è l'amore dello spirito, anche quando parla di amore universale. Questo archetipo dell'eterno giovane dentro di noi è un essere che magari vuole salvare il mondo, ma gli esseri umani gli fanno schifo, presi singolarmente. Anche la vita ordinaria è disgustosa, esserci confinati dentro è quasi un insulto.
Quindi ad un certo punto della mia vita, molto affranta di dover vivere una vita che non mi sembrava di aver scelto, ho incontrato la mia Ombra. La puella proiettava un'ombra immensa e quell'ombra, che voleva sporcarsi le mani, vivere intensamente la vita, mi ha strappato dal mio mondo rarefatto per farmi vivere la vita degli uomini.
Proprio come il racconto mitologico in cui Ade, il re degli inferi, si innamora di Persefone e la rapisce sposandola e facendola divenire regina degli inferi, così la mia Ombra mi ha salvato da una vita piatta, bidimensionale, sciocca, non compassionevole, per farmi entrare nell'inferno di me stessa.
Nulla è capitato a caso, io ho voluto tutto e non c'è punizione, ma benedizione, vittoria!
Quando pensiamo che nella nostra vita ci sia qualcosa di sbagliato o non capiamo, aspettiamo prima di formulare giudizi. Anche se percorriamo strade che ci portano lontano dai nostri talenti, il Signore riprogrammerò il percorso, come un GPS, e noi torneremo ancora su quella strada che ci aspetta, e forse questa volta capiremo, che è lì che ci aspetta la nostra Ombra.