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Riflessioni sulla rivoluzione interiore (seconda parte di 4)

di Andrea Boni

Buon giorno! Come state? Spero tutto bene per voi.

Sono lieto di condividere la puntata N.2 di questa offerta, proprio con voi che vi state formando o vi siete formati nell’ambito del Dipartimento di Counseling del Centro Studi Bhaktivedanta. 

Questo spazio che ci dedichiamo è orientato a offrire spunti di riflessione su un argomento molto importante e fondamentale, oggi più che mai: la rivoluzione interiore ed esteriore.
Per rivoluzione interiore si intende quel moto che parte dal profondo e che porta ad una trasformazione evolutiva del soggetto, una metanoia, un cambio di paradigma, per percepirsi e percepire in modo differente, a prescindere dalle circostanze, dagli eventi, dalle forme evanescenti che assume la cosiddetta realtà (relativa) fuori di noi. Chi cambia se stesso in un senso evolutivo-spirituale è capace di cambiare il mondo, per questo anche rivoluzione esteriore. 

Ne ha parlato estensivamente il Maestro Marco Ferrini in questi giorni di seminario residenziale, in cui ci ha esortati a diventare autori di un moto rivoluzionario, per evolvere verso più elevate sfere del pensiero e della riflessione, per non rimanere passivi di fronte agli eventi, ma anzi proattivi e capaci di portare, ognuno secondo il suo guna-karma, un contributo al cambiamento.

Una prospettiva straordinaria e davvero stimolante.

Per osservare la strada da intraprendere possiamo ispirarci ad autentici rivoluzionari. Non sto qui facendo riferimento a rivoluzionari posizionati sul piano politico o sociale, sebbene anche da quei campi possiamo trarre spunti al cambiamento personale (si pensi a Nelson Mandela, Martin Luther King, Malcom X, Gandhi o tanti altri che hanno fatto la storia come autentici portatori di un cambio di pensiero), bensì a quei rivoluzionari che sono andati anche oltre gli aspetti in transizione del piano sociale, per attingere direttamente alla Fonte ispiratrice del cambiamento interiore. Quindi i grandi Maestri. 

Personalmente mi sento particolarmente attratto da quei Maestri che sono arrivati all’illuminazione, al discernimento, attraverso un profondo lavoro interiore, anche “lottando” e trasformando moti interiori condizionanti e forme evanescenti della mente. In questo senso mi piacerebbe intraprendere un’ampia riflessione sul pensiero rivoluzionario di San Francesco d’Assisi, di San Giovanni della croce, e di Ragunath Das Goswami. I primi due appartengono alla tradizione Cristiana, il terzo alla tradizione Vaishnava. Sono per me dei punti di riferimento straordinari come fulgidi esempi di trasformazione e di elevazione alle vette elevate della coscienza, rivoluzionari nel modo con il quale hanno intrapreso il dialogo con se stessi, con gli altri e con Dio. Spesso anche in contrapposizione con il mondo che li circondava e comunque sempre lucidamente determinati nel perseguire il loro progetto evolutivo. C’é una linea che raccorda le le loro vite, il loro pensiero e mi piacerebbe indagarlo insieme a voi e coglierne i principi che possono facilitare un nostro cambio di paradigma. 

Di fatto, infatti, il senso del nostro essere qui è proprio quello di capire, comprendere, trasformare, portare un contributo, partendo da ciò che ci è possibile. Continuando a compiere il nostro dovere in ciò che ci è possibile, ci troveremo a fare l’impossibile (San Francesco d’Assisi).

Buon inizio di questa prima settimana dell’Anno!