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Semplicemente esserci…

ALESSANDRA CORA'

Sono le 14.00 di un caldo e afoso sabato pomeriggio, traffico tra la cucina e il terrazzo finendo alcune faccende. Le cicale riempiono l’aria con il loro frinire e mentre a testa bassa sistemo plastica e carta nei contenitori, sento qualcuno che piange… alzo lo sguardo, seduta su una panchina nel parco adiacente a casa mia c’è una ragazza. Mi da le spalle, è piegata su se stessa, ho la sensazione che stia soffrendo.

La osservo, ma non sento più nulla, lei si gira, mi vede, io rientro, rimanendo in ascolto, per capire se veramente quello che avevo udito era un pianto o meno. Energeticamente percepisco che è in difficoltà, tuttavia dentro di me rimbalza, come una pallina su un muro, l’idea di farmi avanti e quella di stare dove sono… intanto osservo… sta messaggiando… e sento chiaramente che sta ancora piangendo! Mi fa male al cuore, vedere questa ragazzina, lì, da sola, in questo caldo opprimente… mi decido a scendere, mal che vada mi dirà che non ha bisogno di niente… Prendo dei fazzoletti, le chiavi di casa e scendo per andarle incontro, là, il quella panchina assolata. Mi avvicino, mi presento: “ Ciao, mi chiamo Alessandra ho sentito dal terrazzo che stai piangendo, posso esserti utile?.” Alza lo sguardo, e il pianto diventa più copioso come se la mia attenzione le avesse dato modo di lasciare andare quelle lacrime.
Mi risponde che sta passando un brutto momento a casa e che non ce la fa più. La accolgo nella sua sofferenza in silenzio. Mi dice che sta aspettando il suo ragazzo che la deve venire a prendere. “Se ti fa piacere posso farti compagnia finché aspetti, cosa ne pensi?” Risponde con un sì che sa di sollievo e ci mettiamo a sedere nella panchina all’ombra e mi metto in ascolto…
M. ha vent’anni, ha frequentato il primo anno di università, dove frequenta il corso di scienze dell’educazione e lavora in pizzeria. Ha la faccia pulita, il piercing al naso, una fila di orecchini, le guance tonde, degli occhi profondi e scuri, le gambe abbronzate nei pantaloncini corti che rimandano ad immagini di giorni d’estate, di sole, di mare, di amici… una ragazza come tante, con il suo bagaglio di sofferenza. Osservo mentre parla che è matura e delinea con consapevolezza i fatti oggettivi della relazione conflittuale con la famiglia, è la più piccola di tre fratelli. La sorella mi dice che è in comunità e che i genitori l’hanno aiutata molto, perché le vogliono bene. Il fratello più grande ha 30 anni e si è preso il ruolo di mediatore, tra lei ed i genitori, tuttavia, racconta, è bravo solo a proporre soluzioni preconfezionate, e lei si ritrova ad ascoltare in silenzio senza la forza di replicare, perché non serve a niente, non la sentono… M. ha deciso che a casa non torna, l’ultima discussione ha fatto traboccare il vaso e lei non ce la fa più. Dice che ha bisogno di essere ascoltata e non solo osservata nei suoi difetti, nel suo non essere adeguata alla loro immagine di figlia. Accolgo le sue lacrime, il suo racconto, le pongo qualche domanda a cui lei risponde con estrema facilità, come se non stesse aspettato altro che qualcuno finalmente la lasciasse parlare.
“ I miei genitori sono molto credenti, vedono Dio in ogni cosa, parlano sempre di Dio, io tuttavia ho bisogno di cose tangibili, ho bisogno che mi ascoltino. So che mi vogliono bene, ma non mi possono vedere solo per ciò che non va, appellandomi con insulti e come una che non ha voglia di far niente.”
“Vedi, io queste cose le sto studiando e le problematiche che ho con i miei le vedo tutte: sono arrabbiata, mi sento fragile, mi sento mancare la terra sotto i piedi.”
“ Per ora credo che questa sia la soluzione migliore, forse, magari messi, alle strette vorranno ascoltarmi.” Le chiedo se ha un posto dove andare…mi risponde che la ospiterà il suo ragazzo o degli amici. È andata via di casa con una borsina di stoffa, dove all’interno si intravedono le sagome di alcuni libri… Si sente morire all’idea di tornare per prendere i vestiti o quanto le serve. Capisco che è venuta via in fretta, scappata da un dolore che non riusciva più a gestire.
Sono stati 20 minuti intensi, dove il tempo ha perso connotazione, M. mi ha smosso una grande compassione, era lucida nella sua narrazione e determinata, vorrebbe, un domani, lavorare in una comunità di recupero, ha passato tutti gli esami del primo anno universitario con la media del 26 e si impegna nel lavoro in pizzeria…
Mi passano dei pensieri, sono flash… e mi arriva anche l’immagine di mio figlio…
Comprendo M. e riesco a comprendere anche i suoi genitori… per motivi diversi sono stata anche io causa di dolore… vero è che in quel momento non sono riuscita a fare diversamente, non ne avevo le capacità. Ritorno a centrarmi su M. che in quei secondi si stava asciugando naso e occhi, le cicale friniscono più forte come a proteggere la nostra conversazione…
” M. ti incoraggio a guardare a tutte le qualità che ti hanno permesso di raggiungere i traguardi che hai conquistato, sei stata brava davvero; potrai trovare, quando ti sentirai pronta a comunicare con i tuoi, la strada giusta se li guardi dal loro lato migliore, è da quella prospettiva che potrai trovare la forza e la modalità che sentirai più consona per esprimere a loro i tuoi bisogni, e tutto ciò che hai dentro… Nel mentre è arrivato il suo ragazzo, M. è più tranquilla, mi alzo, la saluto e le dico: “Sai dove trovarmi se vuoi…” sento che hanno bisogno di stare da soli.
Poi mi guarda e dice:” Penso che per parlare con i miei ci sia bisogno di qualcuno che ci aiuti ma non non è mio fratello la persona adeguata a farlo.” Le sorrido, percepisco che in lei uno spiraglio di pro-attività si è già attivato.
Vorrei dirle tante cose ancora, vero è che sarebbero inutili ora… è stato perfetto così…
Torno alle mie cose, loro se ne vanno insieme, lui le cinge le spalle e mi dona un grande senso di protezione; intanto mi risuonano dentro le sue parole, il suo pianto, in questo caldo sabato pomeriggio di fine agosto. In lontananza si sente qualche tuono, il temporale si sta avvicinando veloce, il vento si è mosso forte, le cicale non cantano più….
Nel mio cuore ho fiducia che M. troverà la forza e il coraggio di trasformare questo momento difficile, ho percepito che ne ha le capacità.
Sento molta gratitudine per questo incontro… mi ha dato modo di esserci, semplicemente di esserci…