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I piedi di loto di Krishna

Questo è un anno strano. Il 2020 ce lo ricorderemo, sta succedendo qualsiasi cosa e vi dirò, non è ancora finito. Una cosa sta finendo con certezza: l’estate e in questo sentimento da “Righeira” abbiamo questa triste sensazione di chiusura di un periodo, quello del sole a raggi perpendicolari, caldo, pantaloncini corti, festa, sudore. Cominciamo a tirare le somme, o meglio, a sistemare come dopo aver fatto una festa. Tirare su bottiglie vuote, cartacce, spazzare coriandoli sparsi a terra, amici sul divano addormentati che non se ne vogliono andare a casa. Dobbiamo ritornare in noi dopo l’ebbrezza del caldo estivo che ci stordisce i sensi e ci ricorda la sensualità della nostra vita immanente. È l’ora di fare i conti, ricominciare a mettere in ordine, tutto nel proprio posto, senza sapere esattamente cosa ci accadrà nell’anno più imprevedibile della storia a livello globale. Abbiamo creato una società programmata in cui tutto sta al suo posto, ma niente non ci riusciamo a fondo.

Se siete un po' confusi e avete voglia di ritornare a terra (so che è un problema soprattutto mio e non vostro) cominciamo dalle basi. Per esempio dai piedi. E perché no dai piedi di loto di Krishna?

Mi sono imbattuta in questa indicazione: “prendi rifugio nei piedi di loto di Krishna, in questo modo non incontrerai difficoltà ad eseguire i compiti che krishna ti ha assegnato”.

Quello che ho capito nella devozione verso i piedi di loto di krishna non ha a che fare solo con la sottomissione.

Ma andiamo per ordine. Per adorare i piedi di un maestro si deve per forza inginocchiare e prostrarsi, necessaria posizione per una postazione così bassa. Questo mi fa venire in mente altre cose, per esempio nell’antico testamento ebraico si diceva che Israele era un popolo di dura cervice, tradotto: orgoglioso e infedele (leggi “incoerente”). Questo perché la dura cervice indicando la rigidità delle cervicali, descriveva l’attitudine di un popolo che non chinava il capo, non si prostrava. Figuriamoci inginocchiarsi ai piedi come i musulmani, non sia mai! Israele aveva un ego ipertrofico ed erano pastori, non ingegneri aereospaziali! Un’altra cosa. Qualcuno si ricorda dell’episodio di Maria Maddalena, quando incontra Gesù? Tutti vedono Gesù e gli fanno discorsi teologici o intellettuali, lei lo vede e la prima volta cosa fa? Gli unge i piedi con l’olio, in silenzio, dimostrando di aver riconosciuto un Maestro.

Quanta saggezza.

I piedi di un Maestro sono gli Insegnamenti. I piedi di un Maestro sono gli Insegnamenti spirituali e quando incontriamo qualcuno di importante nella nostra vita siamo così incantati che gli allacceremmo le scarpe o gli stenderemmo tappeti rossi. Tutto riconduce ai piedi. A un Maestro si può fare questo. I piedi di loto di Krishna quindi assumono un significato molto profondo e spirituale, che ricollega il bassissimo della nostra vita materiale con l’altissimo della conoscenza suprema. In una cultura che univa il basso con l’alto, il cielo con le terra, ha tutto un senso meraviglioso, di matrimonio cosmico, e intuitivamente la nostra anima trova pace.

Il paradosso che sta in questa prostrazione è che non si tratta di servilismo o di schiavitù, perché il Maestro ci porterà in quel posto pericoloso in cui c’è la nostra personale libertà di essere ciò che siamo e non quello che qualcuno si aspetta da noi. Se ci deve insegnare il non condizionamento non ci condizionerà. Perché la nostra vita assomiglia a quelle persone che sono agli arresti domiciliari, sembriamo liberi da catene, ma alle caviglie abbiamo un dispositivo elettronico che segnala se superiamo quella linea di confine tra la reclusione dall’obbligo che sentiamo di soddisfare ogni nostro desiderio e la libertà di non avere davvero bisogno di quello che un certo sistema di marketing ci ha inculcato per sentire di essere felici.

 

Paola de Paolis Foglietta