Skip to main content

Pensieri di fine percorso di Counseling

Cosa rappresenta per me questo percorso introspettivo all'interno del mio essere?
Cosa significa per me studiare Counseling?
Quali sono le motivazioni?

Le motivazioni sono necessarie per prendere coscienza di una visione errata del mio “io".
In passato, rendersi sorridente e disponibile poteva darmi l'illusione di essere "una brava ragazza" e quindi ubbidiente alle leggi non scritte di una comunità.
Il tempo passava e il mio centro si allontanava. Non è bastato un matrimonio, neppure un figlio per fare di me una persona felice.
Cosa altro mi serviva?
In un periodo di fuga temo di aver messo in discussione ogni figura di me: come figlia, moglie e addirittura madre.
L'inizio di una svolta è stato il lavoro, rimettermi in gioco dopo un periodo di abbandono, con altri lavori meno soddisfacenti e fortificanti.
Essere qui adesso per me è una buona meta, una conquista fatta con il cuore e fatica, ma anche di pause, di pensieri che mettono in discussione ogni argomento trattato nello studio e nella frequenza dei seminari presso il Centro Studi Bhaktivedanta, Formazione in Counseling.
Se l'equilibrio si trova nella pratica quotidiana, nello studio e nel donare, come mai talvolta mi assento da ciò che dovrebbe essere un mio dovere?
Eppure sto trovando giovamento da ciò che mi è stato cosi amorevolmente insegnato.
I miei rapporti con gli altri sono più distesi; controllo la rabbia e l'ingratitudine come fossero bolle di sapone.
La comunicazione con i miei pazienti e i loro familiari è migliorata: empatia, chiarezza nell'esporre le procedure da eseguire, entrare in contatto con l’altro. Che meraviglia!
Credo che "la mia mission" sia proprio questa: essere di aiuto agli altri, imparando a stare bene con se stessi.
Eppure ancora adesso una parola storta mi concede delle attenuanti, una virgola al posto sbagliato e si ricomincia da capo.
Essere Counselor con la C maiuscola è una responbabilità importante, come tutte le professioni umanistiche.
Chiedersi quali sono i nostri desideri è la manifestazione di affetto verso noi stessi più importante.
Allora cosa desideriamo veramente?
Sentirsi accettati dagli altri, sentirsi parte attiva di una comunità.
Ma la differenza la fa il nostro sentire e non cosa l'altro prova per noi.
E poi ascoltare gli altri ed essere ascoltati.
Rispettare chi non la pensa come noi, e farsi rispettare per le nostre idee.
Altrimenti dove andiamo, se non abbiamo nessuno con cui confrontarci?

Simonetta Alaimo, dalla Sede della Toscana del percorso di formazione in Counseling del Centro Studi Bhaktivedanta.