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Oggi mi sento un po' più credibile verso me stesso.

MAGGIO 2019 - Elaborazione e gestione dell'evento morte - parte II e Discussione delle Tesi

Caro Andrea, ti scrivo con ancora l’eco derivante del week end appena trascorso.

Il prof. Marco Ferrini afferma che serve misura ed equanimità, non solo nel dolore, ma anche nella gioia: fisso quindi alcune emozioni e riflessioni, per poterle poi rileggere e gestire anche in futuro.

Sento innanzitutto il bisogno di ringraziare vivamente te e tutto lo staff per la preparazione e realizzazione di tale evento alla cui guida, nelle ore in aula, si sono succedute, in un’armoniosa offerta e ‘danza del cambiamento’, le motivazioni e i talenti di tutti i docenti e tutor.

Già il setting iniziale, con voi in silenzio ad aspettarci nella sala il venerdì mattina, è stato per me molto potente e mi ha permesso di raggiungere fin da subito la centratura necessaria.

Come ti ho accennato nel tempo di un veloce saluto domenica pomeriggio, per me sono stati 3 giorni di trasformazione che, per grazia, portando alla memoria anche le condivisioni avute al di fuori dell’aula, ho potuto vivere come un laboratorio praticamente continuo.

Quali sono i bisogni soddisfatti che mi hanno permesso di raggiungere questo momento di felicità e centratura?

Quali sono le emozioni che mi hanno tenuto sveglio, fino a notte tarda, il sabato notte del seminario?

Non è banale rispondere: mi accorgo di essere più abituato a chiedermi cosa mi manca piuttosto che a consapevolizzare quello che ho..

Oggi mi sento un po' più credibile verso me stesso. Per la prima volta in un seminario a sedi unificate mi sono sentito connesso (quasi fossimo una psiche unica, come dice il prof. Ferrini), libero di esprimermi quale parte di qualcosa di più grande di me.

E’ come se lo sva-dharma del seminario abbia permesso in ogni fase di pormi in relazione con la persona di cui avevo bisogno in quel momento, per ricevere e offrire.
Ho avuto il coraggio di condividere alcuni aspetti della relazione con alcuni componenti della mia famiglia, parte della nostra storia e di tornare alla mia non facile adolescenza: questo mi ha reso più leggero e più consapevole dell’importanza di questo percorso, della condivisione autentica, equilibrata.

Visualizzare una nascita e, successivamente, immaginare me stesso in una nuova prossima vita, ha messo in luce le mancanze che, nel corso degli anni, mi hanno spinto a mettermi in gioco alla ricerca di risposte: questo laboratorio è stato un esercizio motivazionale straordinario che ripeterò, integrerò, in quanto mi stimola a calare nel quotidiano quelle azioni/quei rasa che mi permetteranno di arrivare a quello stato di coscienza necessario per raggiungere, se non superare, l’obiettivo.

A pelle, senza pensarci troppo,
quali azioni? Il Servizio, il fare bene agli altri senza l’aspettativa di essere riconosciuto, la Misura
quali rasa? Umiltà, Connessione, Gratitudine, Entusiasmo, Silenzio.

Mi sento più credibile anche perché, durante la discussione delle tesi, l’emozione che scorreva era principalmente quella di meraviglia, non di invidia: contemplare i talenti degli altri, percepire la fatica ed il coraggio che hanno messo in gioco per farli emergere, è stato evolutivo.

La stessa meraviglia nel realizzare come il Counseling sia davvero innanzitutto Umanità.
La simulazione di Stefano, l’osservazione, in triade, del confronto tra Giuliana e Barbara, il colloquio di Marta e Patrizia, gli altri laboratori, mi hanno permesso di toccare con mano come siano innanzitutto la presenza autentica e la motivazione reale ed equilibrata di fare del bene all’altro e a se stessi, senza aspettative egoiche, a determinare lo svolgersi della relazione.

Grazie per l’attenzione.
Un abbraccio

Nicola