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Ho vissuto con viva partecipazione questi seminari

GIUGNO 2019 - PERCORSI DI ACCOMPAGNAMENTO NEL VIAGGIO DELL'ANIMA

Il seminario di giugno è stata la chiusura del cerchio di un grande argomento che abbiamo affrontato in varie modalità: attraverso le lezioni in aula, visioni di filmati, laboratori esperienziali, meditazione, produzione di elaborati personali.
Ho vissuto con viva partecipazione questi seminari, anche perché hanno risvegliato in me molte idee creative che mi sono servite , non solo a capire qualcosa in più della mia vita, ma anche ad elaborare dei progetti per il mio futuro con una visione costruttiva e realista.

La riflessione sulla morte non è un argomento che mi è estraneo, anzi già molto precocemente ho pensato molto alla morte e ho meditato sempre molto su questo mistero. Però non ho mai pensato, per esempio, al suicidio assistito, alla morte volontaria come volontà consapevole che non fosse di fuga , ma scelta coraggiosa. Ho sempre pensato che fosse una cosa sbagliata e basta, invece quello che ho letteralmente imparato è il rispetto per scelte di questo tipo che sfidano la rigidità del mio assetto moralistico che ho nell’hardware.
Ciò che mi sta insegnando questo triennio di counseling è un ascolto ad ampio raggio che mette in discussione i miei dogmatismi mentali e valoriali a cui non so nemmeno se credo davvero. Ascolto che significa: rispetto e inclusione. Parole che magari usavo a livello lessicale, ma non con la mia vita. Ascolto, apertura vera, non necessariamente mentale o emozionale. Apertura e ascolto che permettono di vivere il presente, senza vivere la realtà come un “ricordo” di quello che già so. Ma tutto per la prima volta. Trovarmi di fronte a una persona e ascoltarla davvero, azzerando tutti i miei pre-giudizi o le cose che ho imparato inquinando la sua esperienza con la mia visione delle cose. Capire bene. Provare a vedere le cose come le vede e le sente l’altro.
E come si fa. Si fa se non parlo, se ascolto fino in fondo, se non sono convinta di aver capito qualcosa da insegnare. Forse l’altro ha qualcosa da dirmi che io non so, posso imparare. È Poi avere pazienza con me stessa, potermi accettare per quello che sono, accettare le azioni e le scelte della mia vita.
Il romanzo autobiografico di Pia Pera, ho apprezzato la sua storia che non aveva nulla di drammatico o straziante. Eppure l’autrice si stava preparando alla sua morte.
Per me è un dono potersi preparare alla propria morte. Di solito si sente dire che uno è fortunato se muore nel sonno senza saperlo oppure velocemente senza rendersi conto. A me non piacerebbe, voglio fare la valigia e accomiatarmi, lasciare testamenti spirituali e disposizioni particolari. Se la mia vita fosse santa e io fossi una persona coerente che segue quello che vuole con devozione e coraggio ecco, in quel caso non mi interesserebbe morire improvvisamente. Ma io prima di morire devo un attimo contrattare con Dio, negoziare alcune cose, sistemarne altre, sono stata disordinata, lo sono di natura, quindi prima di morire vorrei riordinare. Potrei cominciare già da ora, ma io mi annoio se è tutto ordinato, ho bisogno che ogni giorno tutto il mondo vada sottosopra per sentirmi in equilibrio e che mi sorprenda con lo straordinario.

Paola dalla Sede del Veneto