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Hasta la Victoria Siempre

DI PAOLA DE PAOLIS FOGLIETTA

Nel saggio "Sulla Rivoluzione", Hanna Arendt sottolinea come questa parola sia presa in prestito dalla politica al linguaggio astronomico; rivoluzione, infatti, è definito come il ciclo completo di un pianeta intorno al sole. Da questo punto di vista la Arendt fa notare che le rivoluzioni non sono portatrici di valori ex-novo che non erano mai esistiti, bensì si tratta di un recupero dei valori precedenti a quelli dello status quo presente, che la rivoluzione vuole sovvertire.

L'obbiettivo della rivoluzione è la libertà di ogni individuo e quando questo obbiettivo non viene raggiunto, la rivoluzione può dichiararsi fallita. Nel saggio prende in esame due rivoluzioni: quella americana e quella francese, illustrando quale secondo lei ha funzionato e quale no e perché.

Al di là del saggio, ciò che mi interessa condividere in questa riflessione è il concetto secondo il quale la rivoluzione che sia collettiva o individuale, dovrebbe liberare dai condizionamenti che falsano la vera immagine di noi. In quest'ottica il senso di rivoluzione, applicato alla nostra vita significa ritornare alla nostra natura primigenia di esseri liberi come siamo stati creati.
Non si tratta di un mondo nuovo, ma di quello precedente, arricchito con le nuove esperienze e consapevolezze che abbiamo acquisito nel corso della vita.
La parola rivoluzione può farci paura perché è la parola del cambiamento radicale per eccellenza, invece in quest'ottica sembra venire assimilata al mito dell'eterno ritorno, il mito secondo il quale tutto muore per rinascere.
Nelle religioni misteriche la divinità moriva e risorgeva proprio come fa la natura nel ciclo stagionale. Risorgere è fare la rivoluzione; rinascere a vita nuova spazzando il vecchio equivale a compiere la grande impresa. Come il Messia arriva a cambiare le sorti del mondo, anche nella nostra vita particolare abbiamo avuto momenti in cui qualcosa ha distrutto tutto e da questo è nata una nuova realtà, più autentica e forse più giusta per noi.
Quindi l'origine è la meta, come diceva Karl Kraus, niente di nuovo sotto il sole, ritornare all’innocenza dei bambini, con le consapevolezze che l'esperienza ci ha donato. Ritornare all'immagine vera di noi, senza le scorie dei condizionamenti accumulati nel percorso.

Quando passa la rivoluzione non ci si può opporre, è una realtà necessaria della nostra vita, scardina tutto, non si è più quello di prima, allora cosa rimane, godiamoci il viaggio, e... Speriamo di vincere!