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Il cavallo ed il cavaliere: un esempio di danza empatica

DI CHIARA FRANZONI

Durante la stesura dell’ultima relazione del Seminario di Counseling di Settembre mi è tornato alla mente un periodo vissuto qualche anno fa, che mi ha portato a riflettere sull’empatia, più precisamente sulla danza empatica, che abbiamo definito come il fluire armonico nell'empatia, ovvero nella comprensione di emozioni e bisogni, tra counselor e cliente.
Tutto ad un tratto mi sono balzate alla mente immagini di scene vissute ed emozioni provate nel rapporto tra cavallo e cavaliere.


Quando tra cavallo e cavaliere c’è sintonia in equitazione si dice siano “un bel binomio”: dopo anni d'esperienza ogni richiesta che il cavaliere trasmette e comanda al cavallo, l'animale riesce ad intuirla ed eseguirla quasi automaticamente. Ciò avviene perché il cavaliere “resta nel sentire” del cavallo mentre gli chiede di saltare un ostacolo o di cambiare andatura. Questa simbiosi tra uomo e animale diventa una danza: restando nel sentire reciproco c'è la sensazione meravigliosa di comunione ed unità d'intenti tra due anime, seppur con due corpi diversi.

Un giorno lessi una frase molto significativa di Winston Churchill che diceva:
C’è qualcosa nell’esteriorità del cavallo che si attanaglia all’interiorità dell’uomo”.

Mai avrei pensato di poter un giorno comprendere appieno le sue parole!

Per montare a cavallo serve molta sensibilità, soprattutto per non far male o nuocere all'animale.
All’inizio di questa mia esperienza ero molto insensibile nei confronti degli animali, non preoccupandomi minimamente del loro benessere psicofisico e come me molti altri istruttori. Erano tutti più interessati all’utilizzo di queste magnifiche creature come merce di scambio, per il loro tornaconto economico personale, spesso superando i limiti dell’etica.

La danza empatica tra cavallo e cavaliere è un chiaro esempio di come riuscire a capire qual è il momento giusto per chiedere qualcosa al cavallo senza metterlo in opposizione e sulla difensiva.
Quando un cavallo si ferma davanti ad un ostacolo o non vuole eseguire gli “ordini” del cavaliere, si sente spesso dire: “Quel cavallo è problematico, non si lascia cavalcare né governare docilmente!” e viene ritenuto problematico.
È proprio vero che la percezione della realtà è personale! Eppure basterebbe solo cambiare di poco la prospettiva perché tutto cambi!

Un giorno montai un cavallo molto “problematico” a causa di maltrattamenti subiti in passato ed ebbi l’occasione di sviluppare quella sensibilità che mi mancava per cambiare visione e andare alla ricerca di qualcosa di più “etico”. Trovai un istruttore che riusciva a comunicare con il cavallo in maniera empatica, non violenta e neanche coercitiva. Iniziai così un percorso di studi sulla monta naturale, che comprendeva insegnamenti sullo yoga, sul focus e sulla leadership, per imparare ad interagire con il cavallo, che ovviamente sa già vivere in armonia con la natura, mentre l'uomo spesso lo dimentica!

L’esperienza vissuta nel mondo dell’equitazione mi ha portato a percepire quando, davanti ad un ostacolo, devo restare solamente in equilibrio sulla sella, sicura che il cavallo sa benissimo cosa fare. Questa è l'empatia: invece di imporre all'animale quando staccare le zampe dal suolo o intervenendo brutalmente con le redini o con le mie gambe, bastava ascoltarlo e affidarmi completamente, restando nel flusso. L’unica cosa che il cavaliere deve fare è mantenere la giusta direzione con le redini, per condurre il cavallo verso l'ostacolo che deve affrontare.

Alla fine di un percorso ad ostacoli o di qualsiasi altro esercizio la sensazione di comunione con il cavallo va oltre ogni comprensione logico-razionale. Grazie alla sensazione di unità si vive una gioia irradiante che parte dal centro del cuore e si espande al resto del corpo.
Credo che nel rapporto counseling/cliente e nel rapporto con tutte le persone che mi circondano l’empatia sia un fattore fondamentale per entrare in sintonia.

Ringrazio il Signore per tutte le esperienze che mi sono capitate nella vita e prego di riuscire un giorno a stabilire e mantenere una danza empatica con gli altri, che mi porti a vivere nuovamente una gioia interiore. La gioia dell’incontro tra due anime che si ritrovano nella loro essenza più intima, oltre la metacognizione.. l’esperienza di riscoprire ananda, la beatitudine che ci unisce.