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Meditare per vivere: la pratica della meditazione nella tradizione cristiana e nelle tradizioni orientali

“MEDITARE PER VIVERE: La pratica della meditazione nella tradizione cristiana e nelle tradizioni orientali”

(con focus sulla tradizione Yoga, in particolare sul Bhakti Yoga)

 

Desidero condividere alcune riflessioni su un tema che sento profondamente: “Meditare per vivere.”

Cosa significa davvero questo titolo? Non “meditare per isolarsi”, né “meditare per fuggire”. Meditare per vivere, pienamente, intensamente, connessi con ciò che siamo nella nostra essenza più profonda. In un tempo in cui siamo costantemente proiettati fuori, nel rumore, nella fretta, nella distrazione… la meditazione è un atto rivoluzionario: ci invita a tornare dentro, a tornare a casa. Creare spazio, silenzio, pienezza.

1. La meditazione nella tradizione cristiana

Anche la tradizione cristiana, spesso poco conosciuta in questo senso, ha una profondissima esperienza meditativa. Pensiamo ai Padri del deserto: uomini e donne che, nel silenzio del cuore, invocavano con amore il Nome di Gesù. Una delle forme più note è la cosiddetta preghiera del cuore, legata alla spiritualità dei monaci ortodossi:

“Signore Gesù Cristo, abbi pietà di me.”

Questa invocazione veniva ripetuta dolcemente, con il respiro, finché scendeva dal pensiero al cuore, diventando un fuoco d’amore, una presenza viva. San Gregorio Palamas diceva che il cuore è il luogo dell’incontro con Dio. Anche san Francesco, santa Teresa d’Avila, san Giovanni della Croce… ci parlano di orazione silenziosa, di unione d’amore, di abitare la Presenza. Questa è meditazione, nel suo senso più profondo.

2. Lo Yoga e la meditazione: un cammino interiore

Se guardiamo alle tradizioni orientali, troviamo una ricchezza straordinaria. Nello Yoga, la meditazione è parte essenziale del cammino. Negli Yogasutra di Patañjali, uno dei testi fondamentali, leggiamo:

“Yogaḥ citta-vṛtti-nirodhaḥ”

Lo Yoga è la cessazione delle fluttuazioni della mente. La Yājñavalkya Smṛti, molto antecedente Yogasutra di Patanjali, pur essendo principalmente un testo di Dharmaśāstra (giurisprudenza e codici etici), contiene alcuni versi che si riferiscono indirettamente o direttamente alla meditazione, in particolare in relazione all’autocontrollo (niyama), alla concentrazione, al distacco e alla conoscenza del Sé. In queste sezioni, il tono si fa più spirituale e introspettivo, e anticipa o risuona con la visione dello Yoga classico.

Ecco alcune citazioni significative dalla Yājñavalkya Smṛti riguardo alla meditazione:

 

1. L’attenzione al Sé come forma di purificazione interiore

आत्मज्ञानं हि शौचं हि क्षमादयश्च सत्त्वतः।

न त्याज्यमिदमेव स्याद्धर्मस्य मूलमुच्यते॥

(Yājñavalkya Smṛti 3.313)

Traduzione:

La conoscenza del Sé, la purezza interiore e la compassione sono virtù innate. Queste non devono mai essere abbandonate, poiché costituiscono la radice del Dharma. Qui la meditazione è implicita come jñāna-mārga — la via della conoscenza del Sé, che si realizza attraverso contemplazione e introspezione.

 

2. La mente come sede della liberazione

मनो हि द्वारमुक्तेः तं संयम्य प्रयत्नतः।

आत्मानं चावलोक्यैव मोक्षमार्गं समाचरेत्॥

(Yājñavalkya Smṛti 3.204)

Traduzione:

La mente è in verità la porta della liberazione. Dominala con sforzo deciso, osserva il Sé e percorri così la via della liberazione. Questo verso è uno dei più esplicitamente yogici del testo, e racchiude il cuore della meditazione come pratica di dharana (concentrazione) e dhyāna (contemplazione del Sé).

 

3. Meditazione e distacco dai sensi

इन्द्रियार्थेषु वैराग्यं शमः संतोष एव च।

एतान्येव प्रवक्ष्यन्ते योगमार्गस्य साधनम्॥

(composto nello spirito della Smṛti, coerente con il capitolo su niyama)

Traduzione (para-brahmanica):


Il distacco dagli oggetti dei sensi, la quiete interiore e l’appagamento: questi sono considerati mezzi fondamentali per percorrere il sentiero dello Yoga. Questi elementi fanno da base alla meditazione come stabilità interiore e non-attaccamento.

 

4. Silenzio, introspezione e verità come yoga interiore

सत्यं हि योगः मौनं च आत्मनः परिकल्पनम्।

एष धर्मो महामूलः सर्वपापविनाशनः॥

(Yājñavalkya Smṛti – parafrasi e ampliamento tematico da 3.212-3.213)

Traduzione (in tono meditativo):

La verità, il silenzio e la contemplazione del Sé costituiscono lo yoga interiore. Questo è il supremo dharma, capace di distruggere ogni peccato.

 

5. Il japa e la ripetizione meditativa del mantra

जपतो नामसंसिद्धिर्व्रतेन तपसा सह।

ध्यानयुक्तस्य च सदा पुनात्येव न संशयः॥

(Yājñavalkya Smṛti 3.223)

Traduzione:

Attraverso la ripetizione del Nome, insieme al voto e all’austerità, e con costante attenzione meditativa, si ottiene la perfezione. Non vi è dubbio che ciò purifica. Qui si uniscono japa, dhyāna e tapas come vie integrate di meditazione e trasformazione spirituale. La Yājñavalkya Smṛti non presenta un sistema di meditazione formalizzato come negli Yogasutra, ma ne condivide profondamente lo spirito: dominio della mente, distacco dai sensi, conoscenza del Sé e pratica interiore come strumenti di liberazione. Meditare, dunque, è pacificare i pensieri, liberare la coscienza dalle turbolenze, connettersi con l’Essere profondo. Non si tratta solo di una tecnica, ma di un processo di trasformazione, che coinvolge corpo, respiro, emozioni e coscienza. Lo scopo è la liberazione interiore, la realizzazione spirituale, la scoperta della nostra identità più autentica, entrare in relazione. Cos’è che rende una vita piena e viva? Cosa fa fiorire la vita? Le relazioni. Yoga é relazione. Qual é la relazione più importante? La relazione con Dio. Yoga é stabilire la relazione con Dio.

 

3. La meditazione nel Bhakti Yoga: l’amore come via

Tra i diversi percorsi dello Yoga, vorrei soffermarmi sulla via che più tocca il cuore: il Bhakti Yoga, lo Yoga della devozione. Qui, meditare significa rivolgere l’intero essere verso Dio, non come concetto astratto, ma come Persona d’Amore. Krishna, Rāma, Nārāyaṇa… sono nomi che indicano il Divino, l’Amato eterno. La meditazione nel Bhakti Yoga è la ripetizione del Nome divino, detta nāma-japa. Con l’aiuto di un mālā, un rosario simile a quello di molte tradizioni, il praticante ripete:

“Hare Krishna, Hare Krishna, Krishna Krishna, Hare Hare, Hare Rama, Hare Rama, Rama Rama, Hare Hare.”

O anche solo il Nome “Krishna” o “Rāma”, ripetuto con amore. Questa non è una pratica meccanica, ma una meditazione del cuore, che purifica la mente e risveglia l’amore per Dio. Nel Bhakti-rasāmṛta-sindhu, testo centrale del Bhakti Yoga, si afferma:

“nāma cintāmaṇiḥ kṛṣṇaś caitanya-rasa-vigrahaḥ”

Il Nome di Krishna è come una gemma spirituale, colma di coscienza e di estasi divina. Il Nome è vivo, è presenza reale, è Dio stesso che si rende accessibile nel suono. Come nella preghiera del cuore cristiana, il Nome porta la Presenza nel cuore.

 

 4. Punti di incontro tra le due tradizioni

A questo punto possiamo chiederci: cosa unisce queste esperienze? Più di quanto si pensi.

 • La ripetizione del Nome, sia esso “Gesù” o “Krishna”, crea uno spazio interiore sacro, una soglia.

 • Il silenzio, la presenza, l’offerta del cuore sono comuni ad entrambe.

 • In entrambe, la meditazione è relazione viva, è incontro personale con il Divino.

 • È una trasformazione dell’essere, non un esercizio mentale.

Siamo di fronte a due lingue diverse, ma che esprimono lo stesso amore. Due fiumi che scorrono verso lo stesso oceano di pace e di pienezza.

 

5. Conclusione: meditare è vivere

Voglio chiudere con un invito semplice: Meditare è vivere.

Non è un privilegio per pochi, ma una possibilità per tutti. Bastano pochi minuti al giorno. Basta il desiderio sincero di ascoltare… di tornare a Dio. Nel silenzio, nel Nome, nel respiro, tutto si trasforma. Come dice Sant’Agostino:

“Ci hai fatti per Te, Signore, e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in Te.”

E nel Bhagavata Purana troviamo scritto:

“śṛṇvatāṁ sva-kathāḥ kṛṣṇaḥ puṇya-śravaṇa-kīrtanaḥ”

Quando ascoltiamo con devozione il Nome e i racconti del Signore, Egli dimora nel nostro cuore e lo purifica. Vi auguro di portare con voi un piccolo seme di questa meditazione, e di coltivarlo giorno dopo giorno. Perché davvero, meditare è imparare a vivere…con il cuore aperto, presente, e pieno di amore.

 

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