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L’invenzione del presente

PAOLA DE PAOLIS FOGLIETTA

I nostri maestri spirituali ci insegnano a vivere nel presente, a cogliere l’attimo a vivere l’oggi. Se ci pensate bene è uno scherzo, è una frase che suona come un Koan Zen.

Koan Zen del tipo:

  • “Un novizio, appena entrato nel monastero, domandò al maestro Chao-chou:
    "Ti prego, spiegami che cosa devo fare per raggiungere l'illuminazione".
    "Hai mangiato la tua zuppa?".
    "Sì".
    "Allora, lava la ciotola".
  • “Un giovane, si presentò davanti al maestro, e dichiarò “Vengo da te, perché cerco la liberazione”. ”Chi ti ha incatenato?”, gli domandò il maestro. “Nessuno” rispose il giovane.” Allora sei già libero”, sentenziò il maestro.
  • Un monaco chiese a Bodhidharma: "Non ho la pace della mente. Ti prego rasserena la mia mente".
"Portami la tua mente qui, dinanzi a me" replicò Bodhidharma "e io la pacificherò".
"Ma quando cerco la mia mente" disse il monaco "non riesco a trovarla".
"Ecco!" gridò allora Bodhidharma. "Ho pacificato la tua mente".



Quindi :“vivi nel presente, nel qui e ora”, cosa significa?

In fin dei conti il presente non esiste. Il filosofo Plotino distingueva il presente attuale, il presente passato e il presente dell’avvenire, come per spiegare che quello che noi definiamo presente ha in sé una parte di passato e una parte di futuro. Se una mela cade da un albero, il presente è l’azione della caduta : fuggevole. Il passato è la mela appesa , il presente è il movimento del cadere e la mela per terra il futuro.
Il presente è inafferrabile perché è identificabile con il movimento e se non lo guardiamo come tale, non lo vediamo. Non è un dato della nostra coscienza, dobbiamo essere fluidi, forse non pensare, permanere nella fugacità se vogliamo assaporare il presente. È un’idea astratta se vogliamo, è una cosa che non esiste il presente. Ecco perché dire : “vivi nel presente” suona come un’assurdità zen per ingarbugliare la mente.
Nel fiume di Eraclito non ci si poteva bagnare due volte (e da quella volta non è cambiato nulla), perché l’acqua scorreva in continuazione e non era mai la stessa, ma nemmeno noi siamo mai gli stessi. La nostra identità è mutevole e permanente, questo ci mette in crisi e ci rende misteriosi. L’unica cosa che esiste è solo quello che sentiamo, con le emozioni e con il corpo.
D’altra parte passato presente e futuro sono distinzioni convenzionali, in realtà siamo immersi nell’eternità, che fortunatamente la nostra mente non percepisce sennò ci distruggerebbe, come diceva il visionario William Blake. Borges dice che il tempo è l’immagine mobile dell’eternità.
Quindi cosa c’entra tutto ciò con il counseling?
Avete presente quando i nostri insegnanti ci dicono : nel momento del colloquio dovete stare nel presente.
A questo punto significa che dobbiamo essere mobili e flessibili proprio come una danza, termine citato spesso perché rende l’idea perfetta della forma del colloquio. Mai fermi, mai cristallizzati, sempre pronti a un nuovo gioco, a un imprevisto, a un trucchetto, uno scherzo, una storia, un passo avanti, un passo indietro, un casqué , conoscendo la tecnica, ma smettendo di di stare troppo nella mente.
Spesso abbiamo fatto le cose più belle della nostra vita quando non abbiamo speculato, quando non siamo stati assorbiti dalla mente.
Quindi…andiamo a lavare la ciotola.