Il counselor opera mediante relazioni di affinità sociosolidale con il cliente; egli diventa ciò di cui il cliente ha bisogno al fine di sviluppare quelle dimensioni dell’umano ancora ignote o critiche, con l’obiettivo di sviluppare capacità relazionali e comunicative. Sono le relazioni che conducono l'essere umano a diventare persona e l'”umano” si sviluppa e diventa personalità laddove ci siano relazioni di affinità elettiva.
L’affinità elettiva sostiene relazioni di disponibilità, di dialogicità, di riconoscimento, di incontro, di mediazione, di complementarità e di integrazione.
La natura del rapporto di aiuto nel counseling verte sulle abilità relazionali che dispongono a tali modelli primari interumani. Il disagio che il counseling affronta nasce dalle esperienze e dai vissuti di relazioni oppositive, quali l’equivoco, l’incomprensione, l’evitamento, la delusione, l’insofferenza, il fastidio e il logoramento.
Quando i rapporti umani vengono imbrigliati all’interno di tali trappole relazionali l’evoluzione verso la costruzione di una personalità armonica è costretta in copioni ripetitivi e limitanti di comportamento.
Il counseling muove per l’innesco di processi di miglioramento e propone risposte articolate ma semplici ai problemi della vita delle persone che non trovano vie di uscita in metodi troppo accademici, strutturati e codificati. D’altro canto il counseling si pone anche come reale alternativa alle attuali spinte di relativismo etico che troppo spesso scivolano nella banalizzazione: dalle cure “fai da te” o alla magia passando attraverso una fitta rete di proposte “leggere” ma inconsistenti.