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Creatività, intenzionalità ed ispirazione: accompagnare in un viaggio verso Dio

Nel corso delle lezioni del 2 aprile 2022, nell’ambito del percorso di formazione avanzata in Counseling del Centro Studi Bhaktivedanta, abbiamo introdotto e sviluppato i seguenti importanti concetti:
Creatività: l’atto di porsi al di fuori di una logica razionale, connettendosi al cuore e all’Amore, che è fonte di sviluppo relazionale. Abbiamo studiato i seguenti strumenti dallo yoga: marma e mantra.
Intenzionalità: la realtà è espressione della nostra intenzione. Con la nostra intenzione creiamo il mondo dentro di noi e fuori di noi; per questo è importante prendersi cura dell’intenzione. Come strumento abbiamo visto i mudra.

Nel corso della lezione del 3 aprile 2022 abbiamo approfondito lo strumento meditativo come mezzo per connettersi all’ispirazione, approfondendo la tecnica yogica definita bandha

Con l’ispirazione è possibile parlare al cuore delle persone, generare spostamento emozionale, centratura, facilitare la persona a connettersi ad un altro piano di sperimentazione del proprio sentire. 

Creatività, intenzionalità, ispirazione sono qualità dell’anima. La loro espressione distorta è conseguenza delle componenti egoiche. 

Per questo occorre sanare, curare, prendersi cura, trasformare. 

Per essere ispirati occorre nutrirsi spiritualmente; per questo le pratiche meditative, di raccoglimento interiore, di presenza, di connessione a Dio, sono di fondamentale importanza per tutti coloro che desiderano intraprendere la straordinaria missione della relazione di aiuto. 

L’ispirazione arriva da quel luogo che è oltre i condizionamenti materiali, connettendosi allo spazio che è “oltre” e lì semplicemente ascoltare e donare. 

Così diventiamo strumento di cura. 

"Anni fa, uno studente chiese all'antropologa Margaret Mead quale riteneva che fosse il primo segno di civiltà in una cultura. Lo studente si aspettava che Mead parlasse di ami, pentole di terracotta o macine di pietra.

Ma non fu così. 

Mead disse che il primo segno di civiltà in una cultura antica era un femore rotto e poi guarito. Spiegò che nel regno animale, se ti rompi una gamba, muori. Non puoi scappare dal pericolo, andare al fiume a bere qualcosa o cercare cibo. Sei carne per bestie predatrici che si aggirano intorno a te. Nessun animale sopravvive a una gamba rotta abbastanza a lungo perché l'osso guarisca.

Un femore rotto che è guarito è la prova che qualcuno si è preso il tempo di stare con colui che è caduto, ne ha bendato la ferita, lo ha portato in un luogo sicuro e lo ha aiutato a riprendersi. 

Mead disse che aiutare qualcun altro nelle difficoltà è il punto in cui la civiltà inizia".

(Ira Byock)

Per accedere a quel luogo occorrono pratiche, pratiche costanti, disciplina, sadhana. Non è possibile accedervi in altro modo. Non è possibile.

Quando la persona si nutre spiritualmente con costanza è nel sé, viceversa è nel non sé. 

Se non siamo ispirati come possiamo mettere in moto un processo di emancipazione interiore e di spostamento emozionale nel nostro interlocutore?

Se non siamo ispirati, come possiamo stare davanti ad una persona che sta lasciando il corpo e che magari è nella rabbia? Come possiamo accogliere nell’amore il suo allontanarci se quel suo allontanarci lo avvertiamo come un’offesa a noi invece che espressione del suo dolore?

Quando non ci nutriamo spiritualmente stiamo nel “chiacchericcio” interiore, stiamo nei video youtube, nei post facebook che parlano del nulla, che ci trasmettono il nulla, stiamo nel conflitto inter-relazionale. Stiamo quindi nel rumore. 

Risulta molto facile perdere il contatto vero e profondo con se stessi, con gli altri, con quello che stiamo facendo, sentendo e vivendo, posti come siamo di fronte alla voglia, ormai divenuta bisogno, di continua connessione, alle lusinghe della rete, dei social network e alle molteplici esigenze della vita sociale e famigliare” - Axel Bayer.

La meditazione serve per creare spazio interiore e connetterci con la natura divina che è in noi, caratterizzata da ananda, beatitudine, pace. 

Il pranayama, le tecniche di apertura emotiva/energetica, facilitano questa connessione. 

Dove si pongono le tecniche che stiamo studiando da un punto di vista di involucri fisici, psichici, energetici e spirituali?

È necessario introdurre il concetto di involucri, o pancakosha

Il pranayama costituisce una cerniera tra il fisico, lo psichico e lo spirituale. Le pratiche di pranayama associate a marma, mudra, mantra e bandha, consentono e facilitano l’apertura di questo canale e quindi ad una nuova dimensione, la dimensione del sé. 

L’acquisizione di queste tecniche dello Yoga associate al colloquio di counseling, quindi riformulazione, rimando empatico, domande di pressione empatica, facilitano il soggetto a comprendere la vera natura del problema.

L’ispirazione del counselor facilita il sanare la ferita, curarla, e proseguire nel viaggio verso la consapevolezza, verso Dio.

Andrea Boni

 

panca kosha, mantra, empatia, counseling