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La morte: un'opportunità da realizzare vivendo

“Le persone muoiono come hanno vissuto: se hanno vissuto lamentandosi, si lamenteranno ancora di più nel momento della morte, se hanno vissuto nella tristezza, lo saranno ancora di più nel processo del morire, a meno che, durante la vita, non intervenga un cambio di stile, che è sempre possibile.”

Marco Ferrini 

La frase del maestro Ferrini è quanto mai significativa e pregna di verità. La morte si dipana come la scena finale nel palcoscenico della nostra esistenza e il finale non sarà “vissero tutti felici e contenti” ma si svilupperà a seconda di come abbiamo vissuto la vita. Su questo aspetto abbiamo tutti da riflettere molto, possiamo fermarci e prenderci del tempo con onestà, per osservare come ci siamo posti fino ad ora nel vivere. È anche vero che, se la prima parte della frase ci mette di fronte alle nostre responsabilità volenti o nolenti, nella seconda parte della citazione del maestro Ferrini è invece racchiusa molta speranza che si manifesta nel cambiamento, nell’opportunità di cambiare noi stessi e le modalità con cui ci poniamo davanti agli eventi. Quindi, la sorte è sempre nelle nostre mani e sebbene sarebbe opportuno cambiare per tempo, abbiamo fino all’ultimo respiro la possibilità di svoltare. 

Al solo pensiero ci si sente già più leggeri!

Allo stesso tempo ciò che sembra opportuno e fattibile non è così scontato e il più delle volte ci si ritrova a confrontarsi con la morte nella sofferenza e nel dolore.

La morte, purtroppo, è ancora un tabù da sfatare.

Per questo la figura professionale dell’Assistente Spirituale in questo contesto storico svolge una missione molto importante: accompagna le persone nell’ultimo tratto dell’esistenza e i loro famigliari nell’attraversamento del dolore della perdita.

Vero è che per la formazione esistenziale filosofica che struttura interiormente all’accompagnamento nel fine vita, si può affermare che l’assistente spirituale Bhaktivedanta è anche un educatore che agevola le persone a comprendere cos’è la morte, il processo del morire e il senso profondo che è insito nell’ultimo tratto dell’esistenza.

Sono fermamente convinta che ci sarà sempre più bisogno di figure professionali che accompagnino con amorevole umanità a trovare il senso più ampio di ciò che accade: in un percorso di malattia, in una dipartita improvvisa, in una lunga agonia, nell’elaborazione di una perdita. Il senso della vita e le opportunità che in sé nasconde la morte non si possono comprendere quando siamo di “lá”; dobbiamo realizzarle in questa vita se vogliamo morire bene.

La paura della morte è così radicata negli individui tanto da negare il fatto che può essere vicina più di quanto si immagini. Si cerca così di spostare questo pensiero sempre un pochino più in là, come se ci fosse un tempo infinito a disposizione, ma purtroppo non corrisponde alla realtà, anzi, ogni giorno che passa ci avvicina sempre più a quel fatidico momento.

Allora cosa fare per cambiare paradigma e osservare tutto questo come un’opportunità?

Per comprendere queste possibilità celate, il percorso di studi per assistenti spirituali del CSB offre molti strumenti, affinché le persone possano imparare ad essere presenti con umanità e amore sia nella vita sia nella morte. È nella comprensione di ciò che ci è oscuro che si dipanano le paure e la millenaria scienza dello Yoga offre prospettive che donano serenità e speranza rispetto al tema della morte, considerata come un momento di passaggio che traghetta verso una dimensione altra e non come la fine di tutto.
Si è così radicati sul fatto che la realtà sia ciò che si vede con i propri occhi che sfugge, invece, quanto altro c’è da esplorare.
Il maestro Marco Ferrini ricorda, citando i testi dello Yoga, nelle sue apprezzate visualizzazioni meditative che: “Noi non siamo il corpo, noi viaggiamo in un corpo…” e per forza di cose questo corpo invecchia, si ammala e muore. Vero è che la nostra essenza, la nostra anima, vive da sempre e per sempre e continua il suo viaggio in un’altra dimensione.

In questa prospettiva, nel percorso per assistenti spirituali del Centro Studi Bhaktivedanta si possano acquisire conoscenze che sviluppano ulteriori e più evolute consapevolezze, che sono aperte alla speranza e alla progettualità anche nel processo del morire.

Tra le pratiche che vengono usate nell’accompagnamento spirituale, le narrazioni hanno un posto di rilievo. La letteratura vedica si avvale di un ampio compendio di storie che hanno un altissimo valore di conoscenza ed esperienza. In particolare il Bhagavata Purana, detto anche Shriman Bhagavatam, è un’opera narrativa unica nel suo genere, costituita da 18.000 versi. Ci si può chiedere: come un’opera così antica e lontanissima da noi, possa offrire prospettive all’uomo e alla donna moderni? Il maestro Ferrini risponde in modo davvero semplice a questo quesito, partendo dal fatto che si tratta di un’opera di filosofia perenne che non teme il passare degli anni. Il focus che la rende sempre attuale è che gli uomini e le donne, da che mondo e mondo, hanno sempre tutti gli stessi problemi: sebbene queste narrazioni siano state scritte migliaia di anni or sono, parlano di crisi, conflitti relazionali, atti meschini per raggiungere il potere, guerre fratricide e soprattutto di morte. Infatti, lo Shriman Bhagavatam è un insieme di storie sulla morte e su come prepararsi a tale evento narrate a Re Parikshit che, come diremmo ai giorni nostri, ha ricevuto una diagnosi infausta e sa che deve morire entro 7 giorni.

Se ti mettessi nei suoi panni cosa faresti?
A cosa daresti priorità?
In che misura entreresti nel panico e nella disperazione?

Re Parikshit, persona saggia e illuminata, decide di lasciare tutto, demanda ogni potere, sveste gli abiti da sovrano e si siede ai piedi di Shukadeva Gosvami chiedendogli di aiutarlo a prepararsi a questo evento. Questo grande Maestro allora gli narra storie che toccano e smuovono il profondo dell’animo.
Storie che hanno uno straordinario principio curativo attraverso l’ascolto.

Le narrazioni diventano dei catalizzatori attraverso l’ascolto, è ascoltando che Re Parikshit si libera dalle sue paure e dai suoi condizionamenti. Queste storie ricche di simboli e di contenuti archetipi lavorano e purificano la mente profonda, spargendo semi importanti nella memoria psichica sottile che se ne dipartirà con l’anima nel momento della morte, semi che germoglieranno e daranno frutti nel momento più opportuno, perché nulla è mai perduto.

Storie, narrazioni, racconti antichi che aiutano a prepararsi con umana dignità alla morte, fiore all’occhiello di questa scuola che vuole essere in prima linea nell’accompagnamento spirituale, perché come la levatrice porta alla luce una nuova vita, l’assistente spirituale illumina il traghettare dell’anima verso il continuo eterno dell’esistere.

Alessandra Corà