Skip to main content

Teoria e Pratica del Perdono: seminari di formazione in Counseling

I seminari di maggio del percorso di formazione in Counseling del Centro Studi Bhaktivedanta hanno analizzato il complesso tema del perdono, competenza importante per qualsiasi individuo che voglia raggiungere una felicità autentica e fondamentale per il counselor. Si tratta di un tema che rimane all’interno del concetto di leadership (tema trattato nei seminari di aprile), poiché il perdono è la capacità più elevata del vero leader. Il vero leader sa perdonare se stesso e l’altro ed è in grado di chiedere perdono. Il perdono è un atto di Amore puro: è amore incondizionato prima di tutto verso se stessi e verso gli altri. È un processo che avvicina alla grandezza e alla misericordia divina: libera dalle catene del passato e porta a riscoprire la propria essenza spirituale, che per sua natura ontologica è esente dalla sofferenza. Il perdono avvicina a Dio, dicono molti insegnamenti filosofici e spirituali, proprio perché permette di distaccarci dalla natura egoica e riconnetterci alla nostra natura divina (“Se vuoi sinceramente amare Dio devi imparare a perdonare” Madre Teresa di Calcutta). Il perdono è la perfezione del dono, che non richiede la partecipazione dell’altro, ma che attiene esclusivamente ad un processo interiore nostro. Sfocia in un atto di Amore, libero da aspettative e condizionamenti. Culmina nella liberazione dalla sofferenza e fa fluire nuova energia creativa e vivificante di libertà, nella consapevolezza che ogni individuo ha le proprie responsabilità, il proprio fardello e che tutto trova una sua sistemazione e collocazione nell’ambito dell’ordine etico universale.

Con il perdono si imprime un cambiamento evolutivo in noi stessi e si fornisce energia d’Amore per favorire il cambiamento anche nell’altro, che tuttavia permane del tutto estraneo a questo processo. Il perdono prescinde totalmente dall’altro, dalla sua condotta e dalla sua reazione in quanto si fonda sul riconoscimento della libertà e della responsabilità di ciascun individuo, seppur anche nell’errare.

In letteratura si assiste ad una crescente attenzione alla funzione terapeutica del perdono, non più considerato come tema attinente soltanto all’etica o alla morale religiosa, ma valutato soprattutto quale fattore indispensabile nel processo di guarigione psichica ed anche fisica. Auspichiamo che anche la psicologia possa cogliere il fondamento spirituale del perdono, in quanto atto che connette a Dio.

Ogni offesa, che venga percepita come tale, comporta una ferita che smuove profondamente a livello emotivo. Tanto più è avvertita come grave la ferita, tanto più si sollevano emozioni distruttive e tossiche, che se represse vanno a strutturarsi a livello inconscio, determinando la nascita di condizionamenti e difese. Tali condizionamenti, infatti, permettono di allontanarsi dal dolore in modo inconsapevole. Porteranno la persona, altresì, a reagire sempre nelle stesse modalità tutte le volte che si trovi dinnanzi a situazioni simili con un progressivo allontanamento dal proprio autentico sentire.

Con il perdono, la ferita viene rimarginata e il coinvolgimento emozionale svanisce, portando all’abbandono dello schema condizionante, strutturato per difendersi dalla sofferenza vissuta in modo non consapevole. Il vero perdono elimina ogni legame emotivo con l’offesa, porta al completo distacco da essa che diventa indifferente e non più condizionante.

Poiché la felicità duratura si raggiunge solo liberandosi dai condizionamenti, dalle emozioni distruttive e tossiche, è evidente quanto sia importante il perdono.

Il perdono non avviene in modo automatico o improvviso ma è l’esito di un processo profondo di auto consapevolezza e di trasformazione. È da considerarsi un processo “umano” (ovvero mentale/emozionale) e spirituale che, portando ad una trasformazione in senso evolutivo, segna un nuovo inizio: è un processo creativo.

Spesso si tende ad identificarlo con il solo aspetto mentale, tuttavia esso involge l’aspetto emotivo e porta ad una evoluzione spirituale. L’offesa, oggetto del perdono, fa riemergere tutte le ferite non rimarginate e rimaste latenti nel profondo, nell’inconscio, le false convinzioni, i condizionamenti che si sono radicati nel corso del tempo. Il processo del perdono, portando alla guarigione di tali ferite, porta al superamento e alla metamorfosi dei condizionamenti che ad esse erano collegati. Ecco che tale processo è trasversale e partendo dall’atto volitivo di intraprendere il cammino del perdono, attraversa il campo emozionale e sfocia in quello spirituale.

Saper perdonare “davvero” è una capacità propria del vero leader e per essere acquisita richiede grande dedizione e cura. Il seminario ha dunque sviscerato le varie fasi del processo del perdono e gli effetti purificanti ed evolutivi che ne conseguono, nella consapevolezza che la capacità di perdonare si acquisisce con la pratica e l’esercizio, giorno dopo giorno.

Andrea Boni