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Noi Siamo gli autori della nostra realtà percepita

Le recenti scoperte della fisica moderna inducono a dedurre che lo stato di coscienza di una persona determina la tipologia delle sue reazioni agli eventi, ai problemi che emergono sul piano della psiche e la scelta delle relative soluzioni. Grazie a una precisa conoscenza delle dinamiche interiori si può ampliare il punto di vista del soggetto cui è necessario infondere sicurezza nelle scelte. Per agire con successo occorre apprendere chi siamo, chi è l’altro e comprendere le relazioni fra noi e l’altro. Si deve sentire l’altro come parte di noi stessi e di quel Tutto col quale dobbiamo necessariamente entrare in relazione per essere completi. Se si comprende l’importanza del nostro ruolo all'interno del Cosmo e se si riscopre la nostra reale capacità di aiutare l’altro tutto diventerà più semplice per il cammino di crescita personale, che di fatto rappresenta il fine della nostra vita. In questo percorso, come evidenziato sia dalla Filosofia Samkhya che dai risultati della Fisica moderna, la comprensione della relazione che intercorre fra osservatore ed osservato rappresenta il punto cruciale. Nel seminario di formazione in Counseling di marzo del Centro Studi Bhaktivedanta abbiamo trattato dell'osservatore e dell'osservato, e mostrato come l'individuo nel suo insieme sia di fatto un essere “quantico”, ovvero una creatura in cui le emozioni, i sentimenti, i pensieri e tutto ciò che ne consegue, incluso il corpo stesso, sono conseguenza dello stato di coscienza in atto.

Esistono tanti studi che evidenziano come l’Universo nel quale noi viviamo sia costituito di informazioni. Si pensi che il nostro cervello ha la capacità di lavorare con circa 400 miliardi di informazioni, ma noi abbiamo consapevolezza solo di 2000 di esse. Quindi c’è da chiedersi, quanto siamo effettivamente consapevoli di cosa sia la realtà? In verità noi stiamo utilizzando una piccolissima parte del nostro cervello. Per avere un ordine di valutazione, si consideri che il cervello umano è mille volte più veloce del più veloce supercomputer oggi presente sulla terra. La massa cerebrale contiene tanti neuroni quante sono le stelle della Via Lattea,  circa 100 miliardi, ed il numero di connessioni possibili fra essi è pressoché infinito. Inoltre, il cervello modifica continuamente queste connessioni, ovvero è dotato di un fenomeno noto come neuro-plasticità, che consiste nella capacità esistente in noi al livello cerebrale di poter modificare continuamente le connessioni sinaptiche, strutturare nuove reti, e quindi dare vita a nuove modalità percettive, a capacità di elaborazione e di apprendimento, a generazione di nuove emozioni o di abitudini. Il cervello é uno strumento estremamente potente e versatile e, sebbene noi lo utilizziamo per una piccola parte delle sue potenzialità, può fornire capacità di sviluppo e crescita notevoli all'essere vivente.

Nell’ambito della psicologia e della filosofia dell’India classica questi aspetti erano ben noti. I Rishi vedici, i saggi indovedici, erano dotati di questa conoscenza e avevano anche la capacità, grazie al loro elevato stato di consapevolezza, di poter attingere pienamente alle potenzialità del cervello e della mente. Noi invece stiamo utilizzando questi strumenti poco e male. Come tutti gli strumenti che abbiamo a disposizione, il cervello e l'apparato psichico nel suo insieme, ci vengono forniti al fine di conseguire progressivamente una evoluzione della coscienza, e di accedere quindi a livelli di consapevolezza sempre più elevati nei quali è possibile percepire la vera essenza della personalità, e come naturale conseguenza sentirsi parte del Tutto e in unione con Esso. Questo è uno degli aspetti più interessanti della Cultura Indovedica che si discosta da quella occidentale. Infatti, mentre secondo la scienza occidentale classica, in linea con l’approccio di Darwin, l'evoluzione è spiegata come conseguenza di una modificazione genetica, sostanzialmente una evoluzione della struttura fisica a partire da una forma primitiva fino ad arrivare a una apparentemente più evoluta, nella cultura orientale e dell'India in particolare, questa scala evolutiva altro non è che un effetto di una evoluzione di coscienza, l'essenza della parte più profonda della personalità.

Come spiegano anche i risultati più recenti della fisica quantistica, ma già presenti nella cultura dello Yoga, del Vedanta, delle Upanishad e dei Purana, è la coscienza a creare la realtà.  É la coscienza che modifica le strutture neurali, i geni, e dà forma al percepito (la materia). In questo articolo vedremo come sia il nostro stato di coscienza a modificare anche la struttura cerebrale, che poi condiziona certi automatismi che si manifestano nel comportamento,  nell'umore, nella tipologia di emozioni. Da qui l’importanza di cambiare paradigma nella nostra visione di base. Questo è il punto di vista fondamentale di una parte della scienza di oggi ed è caratteristico del portato, non solo indiano, ma della cultura orientale in generale.

Andrea Boni