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Illusioni Perdute

La scelta di utilizzare il titolo di questo romanzo di Honoré de Balzac per realizzare il film su quest'opera letteraria ha risvegliato in me una riflessione, soprattutto alla fine della visione del film, che ho molto apprezzato grazie alle implicazioni profonde sulla natura umana interpretate dai protagonisti. 

Osservando le miserie umane rappresentate nel film ho sentito la necessità di portare una comparazione con la relazione di aiuto del Counseling Bhaktivedanta.

La chiave di volta della mia riflessione è stata soprattutto la celebre frase conclusiva di Balzac nei titoli di coda: 

“Penso a coloro che devono trovare la forza interiore dopo il tempo del disincanto”. 

Questa citazione ha risuonato profondamente in me, soprattutto riguardo l'epoca attuale, in cui la confusione, il caos e l'illusione sembrano dominare, causando una enorme sofferenza che richiede un esame attento e minuzioso delle aspettative, delle pretese e delle illusioni che ingannano la mente umana nella sua condizione materiale e talvolta di surrogata spiritualità.

Percepisco che gran parte del discernimento e dei valori che dovrebbero portare alla consapevolezza del Sanatana-Dharma, definito anche ordine Cosmo-Etico che permea l'universo e tutto sostiene, siano andati perduti. 

Questo mancato discernimento lo osservo manifestarsi nella confusione dei ruoli e dei generi nella società contemporanea, generando una sofferenza così profonda, da rendere ancor più difficile il ritorno all'essenza autentica e all'unione con il Divino che dona quella visione, senza la quale nessuno può vivere armoniosamente con il Tutto.

Riflettendo sulla frase di Balzac che ha ispirato la mia riflessione, mi rendo conto che il concetto di “disincanto” non viene nemmeno preso in considerazione; al contrario, tendiamo a scaricare le nostre responsabilità sugli altri e a incolpare gli eventi esterni per i nostri fallimenti o desideri insoddisfatti. In questo modo il disincanto tenta di farsi strada ma, non viene accolto come la grande opportunità che si dimostra essere di crescita personale.

Questa ricerca ossessiva “dell’Incanto” in ogni ambito della vita, sia sul lavoro, in famiglia o tra amici, porta spesso a conflitti e delusioni, senza renderci conto che siamo noi stessi i primi a farci coinvolgere nello stesso ciclo di illusioni perpetue.

Solo quando riusciamo a fermarci, ad osservare da un altro punto di vista e a distaccarci da questa spirale illusoria, possiamo finalmente osservare la situazione da una prospettiva più decentrata e comprendere quanto ci abbia trascinati con sé. 

Le strategie messe in atto per perseguire ciò che crediamo essere necessario per la nostra felicità spesso ci conducono verso la sofferenza più profonda. 

Una nuova prospettiva può aiutare a distinguere tra ciò che è veramente essenziale e ciò che è superfluo per il nostro benessere interiore, solo allora potremo sperare di trovare la vera pace.

Nel contesto della professione di counseling, osservo come  talvolta il dis-incanto “finalmente consapevolizzato”, lasci i clienti sconvolti e smarriti, incapaci di vedere la propria vita sotto una luce e prospettiva diversa da quella attuale. 

Dopo alcuni colloqui, quando si instaura un rapporto di fiducia più profondo, inizio a esplorare con loro il loro rapporto con la spiritualità e se hanno esperienze pregresse di qualche pratica meditativa. 

Spesso, coloro che hanno sperimentato tali esperienze ricordano con gioia il periodo in cui si sentivano in armonia con se stessi e con il Divino.

Mi chiedo: cosa porta tuttavia le persone ad allontanarsi da questa gioia interiore e dall'unione con il Divino una volta sperimentata? 

Forse la mancanza di una forte volontà di perseguire un cammino spirituale autentico?

Le scritture sacre suggeriscono di trovare un Maestro spirituale che possa illuminare il cammino e dissipare le illusioni dalla nostra mente. È indubbiamente un privilegio incontrare un'anima così grande da seguire nel percorso della realizzazione spirituale.

Oggi, purtroppo, la misericordia e il rispetto per queste antiche tradizioni sembrano essere svaniti, sostituiti dall'illusione di tutto ciò che è materiale. 

Allo stesso tempo, grazie a Dio, questa illusione che abbaglia inganna e incanta, si dissipa rapidamente soprattutto quando ci troviamo privati delle comodità materiali, della salute fisica o emotiva a cui siamo abituati. 

Solo riconnettendoci con la nostra essenza più pura possiamo sperare di ritrovare la vera felicità.

Una citazione che amo particolarmente del Maestro Marco Ferrini è:

“Bisogna abbassare il volume della fiera dei sensi, per sentire la voce dell'Anima”.

A mio avviso proprio questa connessione con il Divino e la ricerca interiore possono guidarci attraverso “il tempo del disincanto”, trasformando noi stessi interiormente e portandoci verso una felicità autentica e ontologica.

Allora con uno sguardo distaccato alle “illusioni perdute” possiamo davvero ritrovare noi stessi e ringraziare questa magistrale lezione della vita. 

 

Chiara Franzoni