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Affinità e opposizioni nelle relazioni: seminario di formazione in Counseling - ottobre 2023"

Il modulo di formazione in Counseling del Centro Studi Bhaktivedanta svolto in ottobre 2023 ha ripreso gli argomenti del mese di settembre, sui tipi psicologici, per affrontare il modello "a colori” integrato con il modello Ayurveda ed espanderlo per affrontare nello specifico la tipologia delle conflittualità nelle relazioni (le opposizioni nelle relazioni).

In apertura ci si è soffermati sull’importanza di affrontare lo studio dei modelli emotivo-comportamentali per facilitare l’entrare in relazione con le differenti persone, agevolando il fluire dell’empatia, ma si è altresì sottolineata l’importanza di non utilizzare questi schemi per “stigmatizzare”, “etichettare” le persone. Questi modelli delineano tratti caratteriali e modelli comportamentali che appartengono alla personalità transitoria (in virtù del cosiddetto guna-karma) e non certo al “sé”, ed anzi, l’obiettivo è proprio il liberare dalle maschere e dai condizionamenti e non l’incasellare le persone e noi stessi in “tipizzazioni” schematiche.

Lo studio pertanto degli stili comportamentali ci consente di essere attrezzati per preparare il terreno ed il background allo sviluppo di relazioni empatiche evolutive.

Il buon uso di queste conoscenze richiede un elevato grado di autoconsapevolezza e centratura nel qui ed ora. Per intessere relazioni evolute è infatti necessaria la presenza di empatia, compassione e misericordia, non solo verso gli altri ma anche verso noi stessi. È ritornato il tema dell’auto empatia come presupposto indispensabile per il processo empatico nelle relazioni.

In particolare, si è approfondito il tema della compassione e della misericordia come evoluzioni dell’empatia. Non si possono realmente provare misericordia e compassione se non si è attivato il processo empatico. Misericordia e compassione infatti non si fermano al provare ciò che prova l’altro con distacco emotivo (ovvero l’empatia), ma, partendo da questo, vanno oltre e aprono alla trasformazione, alla visione più ampia, superiore che lascia spazio alla benevolenza, alla speranza e all’energia trasformatrice e creativa che ci giunge in dono. È evidente pertanto che, se alla base non c’è l’empatia, non è possibile che vi siano compassione e misericordia.

Si è quindi tornati a sottolineare l’importanza di coltivare le capacità empatiche ed il distacco emotivo, che d’altra parte è il fondamento di tutta la filosofia dello Yoga ed è considerato lo strumento principe per riuscire a calmare le risposte reattive della mente (cfr. B.G. VI, 35; YS, Samadi Pada XII).

La centratura e la consapevolezza si raggiungono infatti solo quando si riesce a calmare la mente, ad osservarla e quindi a non identificarsi con essa. Non a caso lo Yoga Sutra di Patanjali si apre proprio dicendoci “yoga citta vritti nirodhah” ovvero nella traduzione di Marco Ferrini “yoga è il controllo delle modificazioni del campo mentale (vritti)” (cfr. Y.S. Samadhi, II).

Secondo le statistiche soltanto il 25% della nostra vita è vissuta con consapevolezza, ciò vuol dire che la restante parte si perde in automatismi, risonanze, reazioni, ovvero in identificazioni illusorie che ci allontanano dalla nostra essenza, il sé spirituale. D’altra parte negli Yoga Sutra con sintesi mirabile, si dice che se il percettore non è nel suo reale sé è altrove, ovvero nell’identificazione con le forme evanescenti (Y.S., Samadi, III,IV). Ecco che allora l’auto-consapevolezza e la centratura può avvenire solo stando nel nostro reale sé.

Per realizzare questa profonda auto-consapevolezza è necessario ‘conoscere’ e quindi con distacco emotivo – vairagya- e pratica costante – abhyasa- rompere il velo dell’ignoranza avidya, che è alla base di tutti i condizionamenti e le false identificazioni (Y.S., Samadhi, da XII a XVI).

È stato così analizzato nel dettaglio lo schema dello sviluppo della personalità storica transeunte al momento in cui il sé si incarna in questa dimensione secondo la tradizione indovedica ed in particolare secondo la scienza dello Yoga, come proposta da Patanjali.

Negli Y.S. vengono individuate cinque categorie di condizionamenti, detti pancha-klesha, avidya, asmita, raga, dvesha, abhinivesha, che strutturano la personalità storica determinandone le caratteristiche relazionali e comportamentali.

Lo stile comportamentale, infatti, negli aspetti disgreganti e distruttivi, è il frutto di schemi (condizionamenti) e difese che la personalità ha adottato per difendersi dalla sofferenza.

Dinnanzi all’evento generatore di dolore, la persona, che non è in grado di sostenere e tollerare questa sofferenza, cercherà di mettere in atto strategie, difese che le impediscano di sentire e rivivere situazioni simili. La memoria emozionale legata all’evento tuttavia viene registrata a livello psichico e se non viene elaborata e trasformata, scivolerà nell’inconscio così com’è.

La difesa pertanto nasce ogni qualvolta non vi è stata una elaborazione profonda del dolore.

Tanto maggiore è la resistenza dinnanzi al dolore tanto è maggiore la sofferenza e tanto più forte sarà la difesa che viene adottata per evitare di attraversare la sofferenza stessa.

Diviene un circolo vizioso, in quanto quel dolore non elaborato permane sotto forma di memoria emozionale, impressione psichica, solco emotivo, in sascrito samskara, strutturato a livello inconscio pronto a ritornare e ad esplodere in presenza di un fattore attivante esterno. La consapevolezza emozionale soccorre proprio per elaborare le emozioni distruttive al fine di non fare incrementare i samskara inconsci.

Quando invece si sono già strutturate le difese, occorre che la trasformazione passi attraverso la destrutturazione di esse, facendo riemergere dall’inconscio le memorie emozionali latenti e procedere all’elaborazione e trasformazione di esse. Solo dopo avere attivato e portato a termine questo processo meta-cognitivo la trasformazione sarà duratura ed efficace.

Si è così introdotta l’analisi del modello degli stili comportamentali secondo il modello Ayurveda, ponendolo in relazione con le emozioni di base individuate da Paul Ekman e rielaborate dal Prof. Vincenzo Masini nel suo testo “Dalle Emozioni ai Sentimenti” e con il modello a colori di Jung, il tutto integrato attraverso il modello degli stili comportamentali offerto dall’Ayurveda.

Alla luce di queste premesse è stato ulteriormente sottolineato che il counselor è chiamato ad essere presente e a sviluppare il suo intervento in aiuto e accompagnamento senza proiettare i propri schemi, proprio perché il cliente è chiamato a un proprio personale percorso. Le esperienze che si trova a vivere infatti sono coerenti con la sua personalità e con i contenuti del suo inconscio. Sostituirsi al cliente non potrà che portare danno e fornire soluzioni inefficaci e non trasformative, mentre il fine ultimo è quello di accompagnare il cliente verso la sua armonizzazione e trasformazione evolutiva.

In particolare, richiamando le nozioni della fisica quantistica (e degli stessi insegnamenti degli Y.S., sadhana pada, XXI) che pongono in luce l’influenza e interferenza reciproca tra osservato e osservatore, si è sottolineata l’importanza per il counselor di mantenere il più possibile neutro il proprio campo psichico per evitare di interferire con il cliente. Il counselor, infatti, è chiamato a cercare e scoprire “l’oggettività nella soggettività”, ovvero, nell’ambito della soggettività del cliente, fare emergere ciò che è oggettivo, lo schema, la difesa, la maschera della personalità. Ma per fare questo deve ridurre al minimo l’influenza che la sua presenza può determinare nel sistema di riferimento del cliente e soprattutto il tutto va fatto con grande delicatezza ed empatia. La misurazione del counselor potrebbe venire totalmente distorta quando, non centrato, entri in risonanza e proiezione. Questo infausto risultato può essere il più possibile evitato, da un lato con il percorso personale e di crescita che ogni counselor occorre che coltivi (esercizi di auto-consapevolezza emozionale, visualizzazione, meditazione, supervisione, ecc..) dall’altro concedendosi sempre, tra un colloquio e l’altro, momenti di centratura e connessione interiore, in modo da staccare dalla propria vita privata o da impressioni di altri colloqui e centrarsi sulla persona che si sta per incontrare.

Per quanto concerne le tecniche di counseling, pertanto, in parte del seminario e poi durante la formazione tirocini del martedì, si è introdotto uno schema operativo (che verrà costantemente ripreso all’interno della formazione base), che può costituire un valido aiuto per mantenere vigile e costante la consapevolezza di dove ci si trova durante il colloquio. Si tratta di linee guida a cui ispirarsi per farle proprie, con creatività e secondo il proprio sentire.